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VERBANIA - 11-9-2024 -- Non ci si aspettava molto dall'incontro a Villa Taranto convocato dal prefetto Michele Formiglio per Barry Callebaut. E infatti, ben poco è accaduto. Se la richiesta che sindacati e territorio muovono all'azienda è né più né meno di fare un passo indietro rispetto alla decisone di chiudere lo stabilimento di Intra, le risposte della multinazionale tardano ad arrivare e quelle fornite non sono considerate sufficienti. A presentarsi al tavolo, così come l'altro giorno in Unione Industriale, ancora una volta sono stati il direttore delle risorse umane per l'Italia Alessio Macrì, ed Esteve Segura, direttore commerciale per il sud ed est Europa della multinazionale. "Al tavolo ministeriale dovrà presentarsi qualcuno che abbia potere decisionale. Qualcuno che possa fornirci riposte. Al momento possiamo solo registrare che il territorio chiede all'azienda di recedere dalla decisione presa. Un punto sul quale il sindacato e i lavoratori sono fermi". Così Andrea Guagliardo, Rsu, al tavolo assieme a Emilio Capacchione ed Elena Ugazio per Cisl; Attilio Fasulo e Gigi Bacchetta per la Cgil, Roberto Vittorio per la Uil. Per le autorità il sindaco Giandomenico Albertella con l’assessore alle attività produttive Mattia Tacchini. Il vicepresidente della Provincia Rino Porini e il sottosegretario regionale Alberto Preioni. "Tutti hanno manifestato la loro disponibilità a sostenerci. Le autorità conoscono bene il peso sociale di una eventuale chiusura della fabbrica - prosegue Guagliardo - . Intanto stiamo ancora cercando di capire quali siano le eventuali criticità". Non a caso i termini previsti appaiono chiaramente ingiustificati per uno stabilimento con i conti in positivo e in crescita.
Una piccola folla di lavoratori ha atteso fuori dai cancelli di Villa Taranto la fine dell'incontro. Manca ancora la data della convocazione del tavolo ministeriale; è in questo che si pongono le principali aspettative.
"Abbiamo sottolineato che si stanno giustamente intavolando ragionamenti nei tavoli preposti ma si stanno tenendo mentre all'esterno l'azienda ha puntato la pistola alla tempia di 150 famiglie e non è il modo corretto di comportarsi" commenta Gigi Bacchetta di Cgil. Il sindacato non ha rappresentanze in fabbrica, ma sin dai primi istanti dell'esplodere della crisi ha portato la sua solidarietà.
"L'azienda conferma che i motivi sono 'logistici' e di 'margini di redditività nel medio e lungo periodo'. Per quanto riguarda i motivi logistici Macrì ha affermato che c'è l'impossibilità fisica di creazione di nuovi volumi (non possono espandersi come vorrebbero). Abbiamo chiesto di che volumi si stesse parlando ma non erano in grado di risponderci, gli abbiamo chiesto se avessero affrontato mai con le amministrazioni verbanesi il tema in questi anni ma hanno detto di non averlo mai fatto.
Per quanto riguarda i "margini di redditività" abbiamo chiesto a quali margini si riferissero e di darci dei numeri a riguardo; ci è stato risposto che anche questa motivazione, come la precedente, era in fase di definizione e che lo slittamento dell'incontro del tavolo sindacale - previsto per domani - al 26 settembre era propedeutico a una loro preparazione per poterci rispondere nel merito", chiosa Bacchetta.
"Abbiamo concluso quindi l'intervento come CGIL dicendo che prima si ragiona sui numeri per sapere di cosa si parla, poi si inseriscono i numeri nella definizione dei problemi, si pongono i problemi nei luoghi preposti e, solo in caso di mancata risoluzione, con il giusto preavviso, si decide una chiusura".

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