VERBANIA - 6-9-2024 -- Il sindaco Giandomenico Albertella, lo ha anticipato questa mattina ai lavoratori. Dalla Regione confermano l'istituzione di un tavolo di crisi dedicato all'annunciata chiusura dello stabilimento Barry Callebaut di Intra. Questo dopo la videoconferenza del presidente Alberto Cirio e dell'assessore Elena Chiorino con il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
"Il ministro ci ha assicurato la disponibilità del governo ad affiancare la Regione nell’attivazione del tavolo di crisi, alla luce della gravità della situazione anche per il suo impatto a livello occupazionale – si tratta di 115 posti di lavoro, più collaboratori e indotto. Apriremo un contatto con l’azienda per provare a chiedere di recedere dalla decisione e siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti per tutelare impianto e lavoratori" dichiarano.
"Prima le persone poi le aziende. Non siete soli, la città è con voi" diceva Albertella sotto i portici di Palazzo di Città parlando alle maestranze in sciopero ad oltranza. Concetto ribadito anche dal presidente della Provincia Alessandro Lana. Ampi pezzi della maggioranza e dell'amministrazione comunale, ma anche dell'opposizione, sono intervenuti in manifestazione a sostenere la preoccupazione dei lavoratori che tra qualche mese rischiano di cadere nell'incubo disoccupazione. La grande assente, che ha comunicato la decisone con una algida e fumosa nota alle RSU, insomma, senza fornire spiegazioni ritenute minimamente valide, è la multinazionale con sede a Zurigo, che al tavolo ministeriale certo non potrà mancare. Concetto avanzato anche dal senatore Enrico Borghi, che nel contesto di una situazione decisamente grave ha rimarcato l'atteggiamento irrispettoso dell'azienda. E Lana mette il carico. "Irrispettoso verso i lavoratori trattati dall'azienda come numeri, la città, e tutto il VCO".
E così mentre il corteo passava, attraversando la città da Intra a Pallanza, lungo i marciapiedi sguardi di perplessità ma anche di sostegno. A Verbania la voce che la ex Nestlè sta per chiudere, giovedì mattina s'è sparsa in un baleno. "Fanno bene a protestare", dicevano due anziani guardano lo sventolio di bandiere del sindacato passare da piazza Ranzoni. Si ricordano che l'ultima manifestazione operaia vista in città risale ai primi anni 2000, quando a chiudere fu Acetati. "Poi per 20 anni ci hanno lasciati tranquilli, ma solo perchè da chiudere era rimasto ben poco", commenta Bruno Lo Duca, figura storica del sindacalismo locale. Ed in effetti, se Barry Callebaut dovesse chiudere definitivamente, in una città dal passato industriale glorioso, di fabbriche ne resteranno una, o due. La più grande? Plastipack, che conta tra i 120 ed i 130 dipendenti. Dopodiché per Verbania si potrà dire che la deindustrializzazione abbia fatto centro pieno.
Una nota positiva? La solidarietà. Una RSU ha raccontato di essere stato contattato da un imprenditore che metterebbe a disposizione un paio di posti di lavoro. Ma i dipendenti di Barry Callebaut, che solo fino a due giorni fa credevano di vivere una situazione tranquilla, le prime certezze le chiedono a quella multinazionale che intende lasciarli a casa da un giorno all'altro senza sapere bene neppure il perchè. Non credono alla "limitata redditività" in prospettiva e alle "difficoltà logistiche" addotte dalla multinazionale nella famosa lettera. "Facciamo una produzione di 60mila tonnellate l'anno (semilavorati per cioccolato ndr). Nessuna fabbrica in Europa fa tanto). Di cosa parliamo?" Ivan Axerio, RSU, non si fa capace. Lui come gli altri colleghi ricevuti dal sindaco nella sala dei matrimoni a Palazzo di Città. Qualche riposta più chiara, si spera di ottenerla lunedì, all'incontro sindacale che si terrà alle 11 all'Unione Industriale. Incontro non istituzionale ma al quale Giandomenico Albertella intende comunque partecipare per poter interloquire con i rappresentanti della multinazionale. È comunque certo che con il tavolo ministeriale, così come ha rimarcato il senatore Borghi, l'azienda sarà obbligata a mandare qualcuno con delle responsabilità. Un qualcuno che potrà chiarire le motivazioni della scelta. E non si esclude che la chiusura della fabbrica di Intra potrà avere delle ripercussioni anche in altri siti produttivi del nord Italia, una quarantina di nomi di peso delle produzioni dolciarie che Barry Callebaut rifornisce, come Barilla.
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