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STRESA - 05-08-2024 -- "Il cuore è uno zingaro", di Luca Bianchini, è il secondo dei cinque romanzi finalisti del Premio Stresa di narrativa a essere presentato. Questa sera, alle 21, al Regina Palace hotel di Stresa, l'autore racconterà la propria opera, di cui presentiamo una recensione.

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Il romanzo giallo di Luca Bianchini è un viaggio introspettivo tra i luoghi del cuore, le premonizioni e il torbido mondo nascosto che si cela dietro un crimine, che sconfina tra la realtà e l’immaginazione. Gabriel Manero, cantante in voga negli anni Ottanta, è il fulcro intorno al quale ruotano i fatti che accadono a Bressanone, una cittadina dell’Alto Adige.

Due sono le comunità che convivono sotto lo stesso cielo di Brixen, gli altoatesini e i sudtirolesi ed è in questo territorio, al confine tra l’Austria e la Svizzera, che Gabriel Manero viene ucciso.

Il maresciallo Gino Clemente, trasferito da Polignano a Bressanone, è il capo delle indagini di una storia complicata che si perde nella notte dei tempi. Felicetta, la moglie del maresciallo, segue da vicino tutti gli sviluppi di un delitto con molti complici ed un solo mandante che conficca il colpo mortale al cantante di ritorno, dopo quarant’anni, nella città del suo esordio con la canzone Todo corazón. Gabriel Manero si esibisce nella Casa del luppolo e al termine del concerto passa la serata, nella villa delle ombre, con alcuni selezionati ospiti. Questa abitazione è ricca dei cimeli del cantante ed è arredata con sfarzo faraonico, ma è anche un luogo di incontri clandestini, gestiti dal custode Bruno, a sua insaputa. Gabriel viene trovato morto nella stanza della stube, dopo aver trascorso una notte trasgressiva con Corinna, un travestito della zona. Gli appunti delle indagini trascritte dal maresciallo Gino Clemente sembrano uscire dalle pagine del romanzo poliziesco “Istantanea di un delitto” di Agatha Christie perché ogni indizio è soppesato con meticolosa attenzione. L’arrivo del braccio destro Agata De Razza da Polignano, chiamata dal maresciallo su suggerimento di Felicetta, da una rapida svolta alle indagini, mentre lei ritrova Günther, l’agente immobiliare di cui si era invaghita in passato. “La quarantenne bionda Versace” Barbara Kessler con il suo fidanzato chirurgo plastico, il custode Bruno Sinner, il carrozziere metallaro Benno Moser, l’impresario Ciro Esposito, l’ex fidanzata Rossella Sartori e Paula la sorella di Gabriele Pesciola sono tra i sospettati dell’omicidio alla villa dei cimeli. Brinkley, il cane antidroga in pensione del maresciallo, segue il padrone e partecipa alle indagini quando, sul luogo del delitto, trovano un cellulare bloccato, con tutti i contatti colombiani di Gabriel, incastrato tra dei pesanti cuscini di un divano. Benno, Gabriel e Karin Ansaldi nel 1983 erano stati il trio Salomon, prima che il successo della canzone Todo corazón separasse i loro destini. Intorno a questo omicidio si scoprono tanti illeciti nascosti non dichiarati dai sospettati, con presunti alibi che crollano, tra un verbale e l’altro, nella ricerca della verità mentre la menzogna, fonte inesauribile del pettegolezzo, si diffonde tra un passa parola e l’altro.

Anche Magda, la padrona del pastore maremmano Donald, non resiste alla tentazione di rivelare al maresciallo che sua moglie nasconde nel terrazzo giardino una stella alpina, come ad indicare che tutte le persone hanno dei segreti non rivelati. Il maresciallo Clemente non si perde d’animo e insieme al brigadiere Guglielmotto si recano dal notaio Gruber a Bolzano, la città dal fascino mitteleuropeo, per conoscere le ultime volontà depositate dell’artista musicale. Agata viene soccorsa in tempo, durante un sopralluogo nel biscottificio abbandonato, proprio quando le indagini stanno rivelando l’identità del colpevole e le motivazioni di questo delitto.

Una medaglietta con la lettera B indica il gruppo sanguigno dell’assassino e sigilla con il verdetto finale questo caso risolto, epilogo di una brutta storia con un “unico vincitore morale”, Gino Clemente.

“La gente ti perdona tutto tranne il successo”, questa è la ragione per cui Gabriel Manero si è tenuto lontano da Bressanone evitando, per tanti anni, di tornare nella città da dove è partita la sua carriera come se avvertisse il presagio che sarebbe stata anche il luogo del suo fine vita.

Monica Pontet

docente, scrittrice pubblicista

 

 


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