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VERBANIA - 24-7-2024 -- Senza moralismi, senza isterismi, capita di tifare per l’agone. Pesce di lago, che divoreremmo senza farci troppi scrupoli. Senza condannare nessuno né puntare il dito su chicchessia:  è facile tifare per i capretti sotto Pasqua , per i tacchini nei dintorni di Natale, per i maiali, le galline e le vacche degli allevamenti lager… Meno compassione si ha per i pesci, che pure dalla bella vita delle acque aperte – quando non sono di allevamento – prima o poi finiscono in pentola, il che non è proprio come morire di vecchiaia. Un film chiaramente di parte – parecchio bello – è quello che Carlo Bava (regista) e Maria Cristina Pasquali (autrice) hanno presentato nei giorni scorsi a  Bellano (Lago di Como), nell’ambito del Premio Rural Academy, organizzato da Asilo Bianco. Sodalizio culturale, questo, nato sul lago d’Orta e benemerito del festival cinematografico “Corto e fieno” che proprio sul Cusio nasce.  

Inoga, che sarebbe AgonI all’incontrario. Il titolo del cortometraggio portato in gara dalla premiata ditta dall’esuberante creatività Bava&Pasquali, che già l’anno scorso parteciparono al festival, vincendo con un lavoro girato in alpeggio sulla storia di Stella, una mucca.

Ma torniamo all’agone, premiato per “la costruzione narrativa per immagini e musiche che ha saputo condurre gli spettatori in uno spazio filmico in cui gli esseri umani si trasformano da brutali divoratori a salvatori di un mondo ittico e in particolare di una specie che va scomparendo. Il soggetto scritto da Maria Cristina Pasquali ha condotto con attenzione il viaggio a ritroso dell'agone toccando gli aspetti intimi e vitali della comunità bellanese. Il finale animato si è acceso come per magia, grazie alla colonna sonora di Vincenzo Zitello e i disegni di Federico Ghillino e Guendalina Vannini”.

Tecnica, cura estrema per le immagini e la narrazione, padronanza assoluta del linguaggio filmico, molta poesia e, come inserti d’arte pura: le musiche di Vincenzo Zitello e le efficaci animazioni di Ghillino e Vannini. Il cortometraggio (arte difficile perché chiede di condensare una storia, una vita, in pochi minuti) è anche un breve trattato di antropologia dove se è vero che si tifa per l’agone, dall’altra parte c’è la comunità del lago che sulla pesca ha vissuto e alimentato intere generazioni. E così si finisce per tifare anche per loro, pescatori di agoni per antica tradizione. Carlo Bava ha stabilito con essi un legame che ben si scorge dalla visione del film: “Un anno di lavoro tra produzione e post produzione che ci ha portato a condividere una realtà inimmaginabile dove arcaico e presente si fondono per diventare magia – racconta il regista -. Un mondo straordinario fatto di luci, persone e ambiente. È stato un regalo della vita averlo potuto ‘vivere’ con la telecamera in mano”.

Una tradizione, quella dei “Missultin”, promossa nel comasco a livello di eccellenza gastronomica e  che invece, sul lago Maggiore, s’è persa per forza di cose. Già perché Bava e Pasquali, che nascono e vivono sul Maggiore, porteranno il loro lavoro alla visione anche degli abitanti del Verbano, il cui rapporto con questo “cugino” d’acqua dolce della sardina s’è interrotto bruscamente a causa del ddt che nei decenni – ora non più -  il Toce ha depositato nelle sabbie del lago. Presto sapremo come e quando vederlo, intanto Maria Cristina Pasquali ci spiega: “È stato molto emozionante condividere la pesca e la lavorazione dei Missultitt sul Lago di Como, soprattutto in un momento storico (dura da ormai trent’anni)  nel quale la presenza del DDT negli agoni pescati sul nostro lago ne impedisce cattura, trasformazione e consumo. Siamo in una situazione molto triste. La memoria di quella che era anche per noi una tradizione sta pian piano scomparendo. Il Commissario italiano per la pesca nelle acque italo-svizzere  ha emanato questa ordinanza: ‘Nelle acque italiane del Lago Maggiore, da lunedì 24 giugno 2024 a domenica 28 luglio 2024, i titolari dei diritti esclusivi di pesca, limitatamente al proprio diritto, nonché i pescatori dilettanti potranno effettuare pescate di sfoltimento di agone, con l’obbligo di consegna del pescato ai centri di raccolta. É fatto inoltre divieto di disperdere il pesce morto nell’ambiente’”.  Ed ora non resta che tifare anche per gli agoni del lago Maggiore, che – più sfortunati ancora dei “fratelli” lariani, possono essere sì pescati, ma non mangiati. Tanto per renderne la morte davvero cosa inutile.   

A.D

Foto: Leccoonline

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