VERBANIA - 20-05-2024 -- Servirà probabilmente una nuova perizia da parte di un ingegnere per far chiarezza sulle circostanze che portarono, nell’estate del 2019, alla morte di un operaio di 32 anni. Gianluca Demasi, calabrese di Vibo Valentia, era salito a Malesco per lavorare alla riapertura dello stabilimento della Acque Terme Vigezzo, rilevato dalla società vibonese Fabriella Group. Era impegnato in manutenzioni straordinarie il giorno in cui venne trovato riverso a terra, con una seria ferita al capo e altre gravi lesioni. Era privo di sensi e, trasportato con l’elicottero a Novara, dopo qualche giorno in Rianimazione, spirò al “Maggiore” in conseguenza dei gravissimi traumi subiti. Che, come emerso nel processo per omicidio colposo in violazione delle norme di sicurezza sul lavoro a carico della 37enne titolare dell’impresa proprietaria dello stabilimento, non si riconducono alla dinamica ricostruita dallo Spresal in base alle testimonianze raccolte. L’ultimo collega a vederlo vivo fu un 43enne romeno, compagno dell’imputata, con cui stava verniciando il cancello dell’ingresso posteriore dello stabilimento. Risentito oggi dal giudice Ines Carabetta, ha confermato di averlo trovato esanime, non ricordando se, al suo arrivo, la scala che gli ispettori trovarono chiusa accanto al luogo della caduta, fosse aperta. È, questa, una delle circostanze non chiare, così come la compatibilità tra i traumi accertati dai medici legali con l’autopsia e la caduta da un paio di metri da terra. Secondo i consulenti tecnici s’è trattato di una precipitazione da una grande altezza, da almeno dieci metri, il che farebbe supporre un altro scenario.

Dopo aver sentito l’operaio presente sul posto e l’ispettrice dello Spresal che ha effettuato sopralluogo e relazione, il giudice ha rinviato all’autunno per ascoltare la polizia scientifica e, così ha preannunciato, probabilmente per nominare un esperto ingegnere che stili una perizia sulla possibile dinamica dell’infortunio mortale.