VERBANIA - 19-05-2024 -- Anche l’ultimo ricorso è caduto nel vuoto e la Cassazione, che già si era pronunciata, ha definitivamente confermato la condanna. Sei anni, quattro mesi, 1.000 euro di multa oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici è quanto dovrà scontare un 49enne residente nel Torinese, giudicato responsabile di cinque furti a domicilio ai danni di anziani avvenuti nel Vergante e nella zona del Mottarone cusiano nel 2015. In compagnia di un’altra persona, si spacciava come tecnico dell’acquedotto e, ingannando le proprie vittime con la scusa dell’acqua inquinata dal mercurio, le induceva a farsi dare contanti e gioielli.
In quella zona e in quel periodo le truffe s’erano moltiplicate, con ingenti danni -più di 100.000 euro sottratti- patiti dai truffati e con un allarme sociale crescente che aveva spinto le forze dell’ordine a indagare con insistenza. Pochi gli indizi a disposizione per la difficoltà dei derubati, persone molto anziane, alcune delle quali decedute o invalide al momento del processo, di fornire descrizioni precise e di compiere identificazioni certe. Lo spunto investigativo per i carabinieri del comando provinciale di Verbania era giunto dai mezzi utilizzati dai sedicenti tecnici dell’acquedotto: un’auto, una Vespa e, soprattutto, uno scooter scuro con la targa alterata. È seguendo i motocicli che gli inquirenti hanno dato un nome e un volto ai ladri, due cognati residenti nel Torinese, gravati di precedenti simili.
Sono stati entrambi rinviati a giudizio ma, in primo grado, solo il 49enne è stato condannato nel giugno del 2018 (per il congiunto fu pronunciata sentenza di assoluzione per mancanza di elementi di prova), peraltro a una pena superiore anche a quella chiesta dal pm. La Corte d’Appello nel marzo del 2022 ha confermato la condanna, così come la Cassazione un anno più tardi. Contro quest’ultima sentenza l’imputato ha ricorso puntando tutto sull’errore in cui sarebbero incorsi i giudici nel ritenere che lo scooter con le targhe alterate, trovato fuori dalla casa che condivideva con la compagna, fosse in suo uso esclusivo. Gli Ermellini si sono espressi per la seconda volta, dichiarando il ricorso inammissibile e sottolineando come questo elemento non fosse stato posto alla base della sentenza di condanna, comunque solida nel ricostruire gli elementi di prova contro il 49enne.