VERBANIA - 04-05-2024 -- Quando lo visitammo, non era in condizioni tali da richiederne il ricovero. È questa la difesa delle due dottoresse -una, medico di continuità assistenziale; l’altra in servizio al 118- che la Procura di Verbania accusa di omicidio colposo per aver trascurato i sintomi del Covid di un 83enne di Verbania che, ammalatosi in una casa di riposo del Verbano, morì all’ospedale di Borgomanero il 1° aprile del 2020.
Anziano e con altre patologie, accusava problemi respiratori già il 22 marzo quando, dalla casa di riposo, mandarono a chiamare il medico di famiglia dell’Asl competente per territorio affinché lo visitasse. Non ci furono miglioramenti e, l’indomani, fu fatto intervenire il 118. Entrambi i medici che lo visitarono in quei giorni, non ritengono fosse in condizioni critiche e l’hanno spiegato, una con spontanee dichiarazioni, l’altra facendosi interrogare dal pubblico ministero e dalle parti, al giudice Beatrice Alesci alla quale è affidato il fascicolo.
La degenza dell’ospite della casa di riposo rimase tale, nei giorni successivi alle visite, sino al 29 marzo quando, ormai molto grave, venne portato in ospedale con iperinfiammazione dei polmoni causata da tempesta citochimica che gli aveva provocato danno alveolare diffuso. Morì da lì a due giorni.
Secondo il sostituto procuratore Nicola Mezzina i medici furono responsabili di negligenza per non aver fatto ricoverare l’anziano. Il processo è alle battute finali, resta da sentire il perito indicato dalla Procura sulla base della cui relazione è stato costruito il capo di imputazione.