VERBANIA - 28-4-2024 -- 9 settembre 1944, mentre Cannobio è assediata da tedeschi e repubblichini, due fratelli scappano dai rastrellamenti dirigendosi verso la Svizzera. Uno è un ragazzone di 15 anni, è alto un metro e novanta e già due volte è stato corretto a dimostrare alle autorità di non essere renitente alla leva. È un bambino. È cresciuto in altezza, ma è un bambino. L'altro, invece, ha qualche anno in più e da mesi vive murato in cantina. Celato nel buio da quando, dopo l'8 settembre, è riuscito a far ritorno a casa. Era un aviatore, ora è un disertore.
Delfo, il quindicenne è il padre di Carlo Bava, il maggiore, Luigi, era suo zio. È la storia di un viaggio alla ricerca del domani e di un soggiorno in Svizzera simile ad una prigionia; storia di accoglienza e di speranze, di una fuga e di un ritorno; storia densa di umanità quella che l'autore, persona che di presentazioni non ha certo bisogno; ci racconta in "Un paltò fuori stagione", edito da Insubrica Historica. Un'opera letteraria e una storia vera, un romanzo con qualche dettaglio necessariamente "immaginato" (ma assolutamente veritiero) e assieme racconto storico relativo a un fenomeno, quello del "passaggio" di tanti italiani oltreconfine, che è stato ben poco sondato dalla letteratura di guerra.
Facendoci dono di una vicenda familiare, Carlo Bava ci descrive il viaggio, l'internamento in un campo profughi, l'umanità varia che vi aveva trovato rifugio da tutta Europa, ci parla del freddo e della fame patita. Ci racconta del sentimento della compassione che alberga in tanti cuori, e che a volte si traduce in salvezza. "Un paltò fuori stagione" è una storia di ieri che però non smette per un solo istante di guardare all'oggi, che interroga ciascuno su temi come accoglienza e pietà, che ci porta a guardare negli occhi altri giovani in fuga. I Delfo dell'Africa o dell'Afghanistan chiamati oggi ad affrontare il futuro con una guerra alle spalle ed il solo bene di un paltò.
Presentato per la prima volta a La Fabbrica di carta, davanti a oltre cento persone, il libro è stato accolto da un sincero apprezzamento. Per la capacità di Carlo Bava di stringere complicità con la platea, per il puntuale resoconto storico fatto dall'editore e storico Raphael Rues, per le vivide considerazioni della giornalista Daniela Fornaciarini e per le avvolgenti letture dell'attore Graziano Giacometti. Apprendiamo dall'autore che prossimamente ci saranno altre presentazioni del libro nel VCO e "oltre".
Medico in pensione ma sempre attivo nel "campo largo" della creatività come musicista, fotografo, autore di documentari, Carlo Bava, che è nato a Cannobio ma vive a Pallanza, è alla sua seconda prova letteraria. La prima, il libro di racconti scritto con l'amico e complice Paolo Tosi è "L'elicottero nella clessidra", ricordi di vita rielaborati con un notevole gusto narrativo.