VERBANIA - 05-04-2024 -- In caserma era stata convocata per una buona ragione, a lei favorevole. Dopo diverse “disavventure” con le forze dell’ordine e la giustizia, aveva finito di scontare gli arresti domiciliari. Nella sede dell’Arma avrebbe dovuto firmare la notifica del provvedimento che l’avrebbe resa finalmente libera. Giunta al piantone e identificata, le fu chiesto di mostrare il contenuto della borsetta e, nel controllo di routine, saltò fuori un coltello a serramanico, di quelli di uso comune per chi va a funghi o effettua lavoretti, con una lama di meno di sette centimetri. Non un coltellaccio o una vera e propria arma bianca, ma sufficiente -per la normativa sulle armi- a valerle una denuncia per l’ingiustificato possesso. Non vi era ragione perché, recandosi in caserma, si presentasse col coltellino. La ragione, nel processo che l’ha vista imputata, ha provato a spiegarla il suo avvocato, chiarendo che all’epoca, dopo diverse traversie, viveva in situazione precaria, anche di domicilio, e che il coltellino era una preoccupazione. Una giustificazione che non ha convinto il giudice, che l’ha condannata a 400 euro di ammenda.