VERBANIA - 27-03-2024 -- La vicenda è così ingarbugliata che ancora oggi, a quattro anni dal fallimento, la curatrice non ne è venuta a capo. Una causa civile deve risolvere la proprietà del parcheggio a servizio del negozio verbanese (quello di corso Nazioni Unite) della catena Quattropassi che non può essere ceduto all’asta perché senza di esso l’attività non può riaprire per il venir meno della dotazione di posteggi previsti dalla legge sul commercio. La circostanza è emersa ieri in Tribunale, durante il processo penale per bancarotta fraudolenta che vede alla sbarra l’imprenditore ritenuto l’amministratore di fatto, e in un certo periodo occulto, della società dichiarata fallita nel 2020.
A spiegarlo è stata la curatrice, che ha ricostruito le ultime fasi della vita economica dell’azienda e dei suoi negozi di Verbania e Borgosesia, senza poter rinvenire documentazione contabile antecedente il 2017, quando l’insolvenza era già manifesta. La società accusa un passivo di oltre sei milioni di euro che, nell’ipotesi del pm Fabrizio Argentieri, è riconducibile anche alle azzardate operazioni immobiliari (e non) concluse sul negozio di corso Nazioni Unite, affittato come ramo d’azienda a 500 euro al mese (l’immobile era stato dato in comodato gratuito) a una newco -per l’accusa, riconducibile allo stesso imputato- che poi l’ha subaffittato a 20.000 euro l’anno a imprenditori di origine cinese, ma senza il parcheggio che, venduto per 7.000 euro a un diverso soggetto (anche in questo caso, nell’ipotesi accusatoria, affine), è stato nuovamente affittato agli stessi cinesi a 30.000 euro l’anno. Mentre i creditori reclamavano le loro spettanze, attraverso questo vortice di atti e contratti, l’attività ceduta con un introito per la società di 6.000 euro d’affitto e 7.000 di una tantum per il posteggio, in realtà rendeva alle realtà interposte 50.000 euro l’anno.
Ammonta a 270.000 euro l’importo che la curatrice contesta come mancato profitto per la società fallita negli anni successivi a queste operazioni e che è alla base dell’accusa, che prevede più capi di imputazione per bancarotta fraudolenta.