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VERBANIA - 21-03-2024 -- Sarà la Corte di Cassazione a stabilire se il processo dovrà lasciare Verbania. Di fronte all’eccezione di competenza territoriale presentata dalle difese, il presidente del collegio, Gianni Macchioni, ha rimesso agli Ermellini la decisione sul Tribunale che dovrà esprimersi sulle vicende legate alla Frantossola. Nell’autunno del 2021, con l’esecuzione delle misure cautelari, emerse l’ipotesi investigativa di un articolato sistema fraudolento per riciclare, senza lavarlo, il pietrisco che alcune aziende emiliane dovevano sostituire in appalti per conto di Rfi e Trenord.

Il fulcro dell’attività era l’azienda ossolana, che attestava operazioni in realtà mai eseguite perché il ballast -così viene chiamato in gergo tecnico quel materiale- veniva lavato solo sulla carta ma, in realtà, rimosso dalle massicciate ferroviarie veniva ricollocato da altre parti.

Da quell’indagine è stato avviato un procedimento penale con otto imputati -uno ha patteggiato- per alcuni capi di imputazione di reati fiscali, per truffa aggravata ma anche per associazione a delinquere. I fatti sono contestati, a vario titolo, ai domesi Bruno Pizzi e a sua figlia Grazia Martina che, insieme all’impiegata Cinzia Romeggio, sono i soggetti riconducibili a Frantossola; e a cinque imprenditori emiliani di origini calabresi: Domenico, Gaetano e Nicolino Le Rose; Rocco Gualtieri e Andrea Caterisano. Ha definito la propria posizione, patteggiando e uscendo dal processo, il lombardo Rinaldo Fuoco.

Tra le eccezioni preliminari presentate, quella sulla competenza è la più importante e, per questo, l’unica affrontata dal collegio, che ha riconosciuto la validità delle tesi difensive. Il nodo è la gravità dei reati contestati. La Procura ha ritenuto che quello principale, con la pena edittale superiore, sia l’associazione a delinquere (da tre a sette anni). In realtà – ha osservato il presidente – con le novità introdotte nel decreto fiscale del dicembre 2019, la dichiarazione fiscale fraudolenta, punibile con una pena da tre a otto anni (prima da un anno e mezzo a sei), è il reato principale. A quel punto bisogna fare riferimento al luogo di emissione delle fatture che hanno portato alla contestazione che, risalenti ai primi giorni del 2020, sono state prodotte dalle aziende emiliane, nel territorio di competenza del Tribunale di Parma.

 


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