VERBANIA - 15-03-2024 -- Prosegue la battaglia legale per il riconoscimento delle cure specialistiche Aba nel trattamento dei soggetti affetti dalla sindrome dello spettro autistico. Lo scorso ottobre il Tar del Piemonte aveva accolto il ricorso di nove famiglie che, dal 2019, chiedevano per via giudiziaria che fosse riconosciuto loro l’accesso ai protocolli dell’Applied behaviour analysis, l’applicazione dell’analisi comportamentale. Sono terapie non riconosciute dai livelli assistenziali della sanità pubblica, che non li persegue anche per ragioni economiche.
In seguito a quella sentenza che dava trenta giorni all’Asl Vco per adeguarsi alle richieste, la famiglia di un utente s’è rivolta al Tribunale civile con un procedimento d’urgenza -respinto- che intimasse all’Azienda sanitaria di adempiere. La corrispondenza che ne è scaturita ha portato poi il dirigente del distretto dell’Asl Vco a emettere un provvedimento che, sulla base della relazione del direttore della Struttura operativa complessa del Servizio di salute mentale territoriale, ha previsto un certo piano terapeutico, con un numero di ore, tuttavia, ritenuto inadeguato dall’utente. Che, con un secondo ricorso, s’è rivolto nuovamente al Tar Piemonte, domandando l’annullamento di quel provvedimento risalente a dicembre.
I giudici della terza sezione, con una sentenza pubblicata ieri, pur non entrando nel merito hanno accolto la richiesta di sospensiva, stoppando di fatto quel piano terapeutico e rinviando per la discussione di merito all’udienza del 24 ottobre. Nel dispositivo dell’ordinanza i magistrati riconoscono il fumus bonis iuris della richiesta cautelare, quantomeno perché la decisione dell’Asl appare, a una prima valutazione, carente di motivazione.
L’oggetto del contendere è il piano terapeutico personalizzato. I parenti del soggetto autistico puntano alla relazione dei medici di Torino che, a conclusione del progetto sperimentale EvA – Dall’età evolutiva all’età adulta, hanno tratto una conclusione non tenuta in considerazione dall’Asl, che l’ha ridotto nelle ore.
La questione, come rilevato dai giudici, è complessa, sia perché in tema di sanità vi sono “ampi margini di discrezionalità”, anche per il fatto che è “necessario bilanciare interessi diversi e per certi versi contrapposti, ovvero l’interesse pubblico al contenimento della spesa, il diritto degli assistiti alla fruizione di adeguate prestazioni sanitarie e l’assicurazione della massima efficienza delle strutture pubbliche che garantiscono l’assistenza sanitaria a tutta la popolazione secondo i caratteri tipici di un sistema universalistico”.