VERBANIA - 12-03-2024 -- Il suo esame, “difficile” al di là delle incomprensioni linguistiche, è durato pochi minuti, giusto il tempo di suscitare il disappunto dei giudici, che l’hanno interrotto per trattarlo da potenziale indagato. Dichiarazioni auto-indizianti hanno accompagnato, oggi, la testimonianza di un cinese residente a Milano chiamato a deporre dalla difesa di un connazionale emiliano a processo per sfruttamento della prostituzione.

Nel 2019 la Squadra mobile della questura colse in flagranza due squillo orientali in un appartamento del centro di Ornavasso nel quale era stato segnalato un consistente viavai di clienti che aveva attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Nel corso delle indagini era emerso il ruolo di colui che aveva preso in affitto l’alloggio, considerato al vertice di una lucrosa attività investigata anche in altre città del nord-Italia in cui avrebbe agito nel medesimo modo: Reggio Emilia, Milano, Mantova, Cuneo, Piacenza, Modena e Rovigo.

Non era, secondo la Procura, l’unico responsabile di quel business sessuale che le prostitute conducevano in loco guidate a distanza, via telefono, da un uomo che teneva i contatti in diretta con i clienti in attesa fuori dalla porta e, su un’altra linea, con le “lavoratrici” stesse.

Quell’uomo potrebbe essere il testimone di oggi che, dopo aver cercato di giustificare 72 viaggi -tanti sono quelli documentati dalle telecamere della videosorveglianza ornavassese- in paese con consegne di cibo per animali effettuate a un rivenditore di Domodossola di cui non ricorda il nome, ha ammesso di essere l’intestatario del numero di telefono utilizzato per quei contatti. A quel punto il giudice Gianni Macchioni, presidente del collegio composto da Beatrice Alesci e Ines Carabetta, ha interrotto l’esame del teste, trasmettendo gli atti alla Procura affinché lo indaghi per sfruttamento della prostituzione.