VERBANIA - 10-03-2024 -- Sei anni e 1.100 euro di multa. È passata in giudicato, diventando definitiva dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, la sentenza che ha fatto luce sulle vessazioni subite da un consumatore di stupefacenti ossolano rimasto invischiato nel giro di spaccio del suo pusher milanese. Klaas Patrit Dinità, 38enne di origine romena, è colui che nel novembre del 2015, “a credito”, rifornì di 300 grammi di marijuana l’uomo, residente a Ornavasso. Questi, rientrando a casa, fu fermato dalla polizia che gli trovò la droga e la sequestrò. In debito per quella partita di fumo mai pagata, l’ossolano cominciò a subire pressanti richieste alle quali -spaventato perché gli venne mostrata una pistola- rispose innanzitutto smerciando per conto dell’altro dieci chili in diciotto mesi e, poi, restituendo, direttamente in contatti o con pagamenti su carte prepagate, ingenti somme di denaro, arrivate a 31.000 euro.
Stanco di pagare e di subire minacce, si rivolse ai carabinieri di Premosello che attesero il romeno in provincia per documentarne la presenza e i comportamenti, avviando l’indagine che ha portato la Procura a rinviarlo a giudizio per estorsione e possesso ingiustificato di strumenti atti a offendere. Per questi reati è stato condannato in primo grado a 6 anni, 4 mesi e 2.200 euro di multa, che la Corte d’Appello ha ridotto a 6 anni e 1.100 euro di multa perché il secondo capo di imputazione s’è prescritto.
Ora è arrivata la parola definitiva da Roma, dove la Corte di Cassazione ha respinto le eccezioni della difesa sull’inattendibilità del teste e sul fatto che le dichiarazioni auto-indizianti pronunciate in aula davanti al giudice non fossero stato interrotte per dargli gli avvisi dell’indagato.