VERBANIA - 28-02-2024 -- Non ci sono testimoni, impronte digitali, né conferme dal test del Dna. È stato assolto dall’accusa di furto aggravato e incendio doloso l’uomo che, residente a Beura Cardezza, era accusato del colpo messo a segno a fine giugno del 2021. All’ora di andare a lavorare, attorno alle 7, un residente della frazione Cardezza vide che uno dei tre portoni dell’ingresso della chiesa di Sant’Antonio abate -quello di sinistra- era in fiamme. Chiamò il vigile del paese, che a sua volta allertò i soccorsi. I due, con l’acqua presa col secchio dalla vicina fontana, spensero le fiamme che i vigili del fuoco domarono definitivamente poco dopo, quando giunsero sul posto con l’idrante. I carabinieri, insieme al parroco, effettuarono un sopralluogo e scoprirono che da un cassetto della sacrestia erano spariti circa 350 euro di offerte e che mancavano i portamonete di due postazioni di candele votive (altri 100 euro circa di refurtiva), uno dei quali fu ritrovato subito nel prato antistante il luogo di culto.
Sull’altare maggiore i militari del Radiomobile rinvennero il mozzicone di una sigaretta artigianale. Fumava sigarette fai-da-tè anche l’uomo, residente poco distante, che una signora riferì d’aver visto, il pomeriggio prima, prendere a calci la porta della chiesa. Sospettando che potesse essere il responsabile, i militari lo interrogarono e prelevarono un suo mozzicone, da confrontare con l’altro per appurare se presentassero tracce del medesimo Dna.
Mesi dopo il laboratorio dei Ris di Parma diede esito negativo. Ciononostante, con la certezza che il mozzicone rinvenuto sull’altare maggiore non fosse dell’uomo di Cardezza, la Procura l’ha mandato a giudizio. In mancanza di prove è stato lo stesso pm a chiederne l’assoluzione, pronunciata dal giudice.