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VERBANIA – 21.02.2016 – Verbania avrà il registro

dei testamenti biologici. Domani sera il Consiglio comunale approverà la proposta con cui il Pd affronta la questione del “fine vita”, della malattia, delle cure e dell’accanimento terapeutico. L’argomento è delicato, sensibile, e ha forti risvolti ideologici, anche religiosi, sulla definizione di terapie e eutanasia.

Spogliato di tutto ciò, vi spieghiamo che cosa adotterà Verbania, provando a immaginare quali effetti pratici avrà.

Il “testamento biologico”, semplificazione di “dichiarazione di volontà anticipata”, è un documento con valore legale in cui un cittadino nel pieno delle sue facoltà dichiara in anticipo a quali cure potrà essere sottoposto nel caso in cui non fosse cosciente e qualcuno debba decidere per lui. Sul “testamento” nulla dispone il Comune di Verbania che, anzi, dichiara, puntualizza e chiarisce che non ha responsabilità sul contenuto e che, del contenuto stesso, nessun impiegato o funzionario dovrà essere a conoscenza. Detto questo, all’interno dell’ufficio dello Stato civile sarà tenuto un registro nel quale verranno annotati i testamenti depositati e conservati in busta chiusa con l’indicazione del nome del titolare e di uno o più fiduciari da lui scelti che dovranno applicarlo. Si tratta, quindi, di una disposizione burocratica le cui regole, racchiuse in 6 articoli occupanti 2 pagine, si limitano a affermare che: si può iscrivere al registro ogni residente a Verbania che abbia la maggiore età e non sia interdetto; il trasferimento in altro Comune non comporta la cancellazione; l’unica persona che può conoscere e applicare le volontà è il fiduciario; se impossibilitata a depositarlo per problemi di salute, una persona può chiedere che nel territorio comunale venga raccolto a domicilio o in casa di cura.

In concreto il registro avrà limitati effetti, anche perché non esiste – un po’ come il registro delle unioni civili – una legge nazionale specifica. Non ci sono meccanismi automatici di applicazione, né trasmissione obbligata di informazioni (per esempio all’Asl o all’ospedale), né riversamento nelle banche dati. L’unico vantaggio è la semplificazione di un atto – il testamento – che già si può redigere di fronte a un notaio. E il basso costo perché, se non gratuita, l’iscrizione costerà al massimo 1 euro.

Poniamo il caso che una persona abbia messo per iscritto la volontà di non essere rianimata o di rifiutare particolari cure. Al momento di far valere la volontà, dovrà essere il fiduciario a agire in prima persona: il ruolo del Comune sarà solo quello di attestare che le volontà espresse nella busta chiusa appartengono davvero al titolare di quel diritto.

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