VERBANIA - 19-02-2024 -- Ero a casa, nella stessa stanza con loro, ma dormivo e quando mi sono svegliato i coltelli non li ho visti. Toccherà al giudice stabilire se la testimonianza del giovane africano, coinquilino dei due imputati, è credibile o meno. E, soprattutto, se non è stata reticente, come sostenuto dal pm nella sua requisitoria, chiusa con la richiesta di trasmissione degli atti alla Procura.
Al Tribunale di Verbania sono a processo, accusati di lesioni aggravate dall’uso di un coltello, due africani residenti nel capoluogo. Condividevano, insieme al terzo -citato come teste- in un appartamento di Trobaso nel quale, nell’estate del 2021, accadde una violenta lite. I carabinieri del Radiomobile, intervenuti su segnalazione della centrale operativa, quando entrarono nell’alloggio, un piccolo appartamento che si dividevano i tre, trovarono macchie di sangue un po’ dappertutto. Erano le conseguenze di una colluttazione all’arma bianca scoppiata -scoprirono in un secondo momento- per il cibo. Rincasando dal lavoro, uno s’era accorto che dal frigorifero mancava ciò che avrebbe dovuto consumare come pasto per cena.
Entrambi hanno riferito che a quella lite assistette il coinquilino il quale, dopo diverse citazioni, è finalmente venuto a raccontare la sua versione dei fatti, che diverge da quella dei due imputati. Se entrambi riferiscono che è stato testimone oculare della lite, egli nega. Pur ammettendo che si trovava sul divano della stanza in cui avvenne il violento alterco, ha raccontato che stava dormendo. E, quando mi sono svegliato – ha affermato – era tutto finito. Io ho visto solo il sangue ma non i coltelli.
In effetti di un utensile da cucina, probabilmente rottosi nella colluttazione, è stato trovato soltanto il manico, mentre l’altro non è stato reperito. È su questo che puntano le difese: sulla mancanza della prova certa dell’arma per uno, e sulla legittima difesa per l’altro.
Il pm ha chiesto rispettivamente 7 e 4 mesi di condanna.