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cota roberto

Praticamente in tutta Europa dilaga la protesta degli agricoltori. Rivendicano non solo aiuti ed agevolazioni, ma anche tutela di fronte ad una concorrenza sleale che arriva da paesi che invadono il nostro mercato con prodotti che hanno standard dubbi e che riescono a spuntare prezzi più bassi. Nel mirino l'accordo di libero scambio con ipaesi del Mercosur, piuttosto che l’invasione dei prodotti ucraini. Sullo sfondo, il cosiddetto pacchetto del Green Deal approvato in sede comunitaria: regole che dovrebbero portare a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.Si tratta di norme molto rigide in tema di pesticidi, rotazione delle colture, riduzione delle emissioni ,etc... etc...La storia si ripete ed ecco l'altra faccia di una medaglia che abbiamo già visto all’inizio degli anni 2000 in tempo di crisi del settore tessile. I nostri imprenditori non potevano più produrre in Italia perché dovevano rispettare regole e costi insostenibili a fronte di prodotti che arrivavano da paesi che non rispettavano le nostre regole di produzione. Hanno ragione a protestare. Ad ogni modo, oggi non ci sono solo in ballo le istanze degli agricoltori; in tutti i settori c’è la necessità che nelle istituzioni europee le decisioni vengano prese secondo un programma politico approvato in sede di Parlamento con rappresentanti che siano davvero ancorati ai rispettivi territori. Non si possono più accettare i diktat dei gruppi di potere ed interesse che hanno sempre usato l’intermediazione degli Stati piuttosto che delle grandi organizzazioni. Il vecchio sistema basato su questo schema non funziona più. Serve una vera e diretta rappresentanza dei territori.

Buon domenica e buona settimana.

Roberto Cota


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