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tribunale 17

VERBANIA - 30-01-2024 -- Il denaro, poco più di 6.600 euro, l’ha percepito in due tranche, frutto di differenti benefit riconosciuti durante l’emergenza della pandemia. Risale ai tempi del primo decreto ristori, nella primavera del 2020, il momento in cui un ambulante residente in provincia decise di “aggiustare” le proprie dichiarazioni fiscali per far figurare che la sua attività avesse i requisiti per ottenere contributi a fondo perduto. Il suo lavoro nei mercati era oggettivamente impedito dalle restrizioni adottate per contenere il Covid e la sede era in zona rossa. Per poter avere il denaro, tuttavia, doveva dimostrare di aver avuto un calo di fatturato pari ai due terzi di quello precedente. Fu così che, nonostante nell’anno fiscale 2019 avesse avuto reddito zero, dichiarò che aveva fatturato 10.000 euro. Un falso banale ma altrettanto semplice da scoprire incrociando le banche dati informatiche, cosa che fecero le autorità scoprendolo e denunciandolo.

La Procura l’ha mandato a giudizio per indebita percezione di erogazioni pubbliche, reato per il quale oggi il collegio presieduto dal giudice Gianni Macchioni (con Beatrice Alesci e Ines Carabetta a latere) l’ha condannato alla pena di nove mesi, più alta dei sei chiesti dal pm Nicola Mezzina.

 


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