VERBANIA - 20-01-2024 -- La giovane, che allora aveva 12 anni, non verrà a testimoniare su certificazione medica, né sarà parte del processo perché i genitori (che lo possono fare per conto suo, essendo minorenne) hanno scelto di non costituirsi parte civile. È iniziato senza la parte offesa il dibattimento del procedimento penale che, davanti al giudice di pace Elisabetta Ferrario, verte sul fatto di cronaca che vasta eco mediatica ebbe nell’estate del 2020.
La sera di venerdì 24 luglio una pattuglia della polizia municipale intervenne in piazza Aldo Moro per soccorrere una ragazzina che stava male e che, al limite del coma etilico, fu poi accompagnata dall’ambulanza in ospedale. Aveva bevuto parecchi alcolici e superalcolici e, come ricostruito dai vigili, aveva trascorso la serata, in compagnia di amici, in due bar del centro di Intra.
La giovanissima età della ragazza e le sue condizioni avevano amplificato una vicenda sfociata nel sequestro, e successivo dissequestro, dei bar e nella denuncia delle due persone, una per ciascuna attività, che le avevano somministrato le bevande nonostante sia vietato dalla legge.
Ora i baristi sono a giudizio per averle servito alcolici e per lesioni. Il giudice di pace ieri ha ascoltato i vigili intervenuti quella sera, la mamma e gli amici al seguito dell’allora dodicenne. I primi hanno ricostruito l’attività di indagine, confermando che l’identificazione degli imputati non fu fatta su una ricognizione fotografica, ma sulla semplice descrizione resa dai testimoni sentiti nelle ore immediatamente successive. Qualcuno aveva riferito che era stata una donna a servire ai tavoli, ma non c’è stato riscontro.
Più chiaro l’elenco dei superalcolici consumati dalla giovanissima: oltre a due birre, due tequila, un cocktail angelo azzurro e due shottini di amaro Montenegro. Tanti, troppi per il fisico di una adolescente che, infatti, stette male. E che, secondo la mamma, non era solita uscire, circostanza smentita da un’amica.