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tribunale aula a vuota

VERBANIA - 15-01-2024 -- Ha confessato, s’è scusato, ha risarcito il danno e trattato per rimettere la querela. Ma non basta. È un paradosso della riforma Cartabia già sollevato da più parti e rimesso -al momento senza esito- alla Corte costituzionale quello che vede un uomo del basso Verbano a processo per danneggiamento aggravato, per aver rigato l’auto di una conoscente.

La donna s’accorse che la fiancata della sua Audi Q2, lato passeggero, era stata rigata soltanto tre giorni dopo il fatto, il lunedì che vi salì a bordo per andare a lavorare. In realtà aveva subito lo sfregio sabato al supermercato, l’ultima volta che era uscita di casa al weekend. Presentò denuncia contro ignoti, poi ci ripensò e fece il nome dell’uomo con il quale aveva avuto dei dissidi e che quel giorno aveva incrociato a piedi proprio all’ingresso del supermercato.

La prova che fosse lui il vandalo la ebbe, tramite i carabinieri, grazie all’acquisizione dei video delle telecamere di sicurezza del parcheggio. Una volta scoperto, l’uomo ha contattato la conoscente, scusandosi e ammettendo di avere agito in maniera sbagliata. E, per chiudere l’episodio, si offrì di risarcire il danno.

Nonostante la remissione della querela, però, il procedimento penale è rimasto in piedi perché il danneggiamento, se aggravato (e l’aggravante è l’esposizione alla pubblica fede dell’oggetto vandalizzato), è sempre procedibile d’ufficio. Lo stabilisce la riforma della giustizia dell’ex guardasigilli Marta Cartabia, che ha rivisto la procedibilità di numerosi reati sul criterio che quando i danni vengono ristorati e non c’è l’interesse della parte offesa a procedere, si dichiara il non doversi procedere. Eppure, per il danneggiamento, questa filosofia non è stata sposata, lasciando in piedi migliaia di processi in tutta Italia, compreso questo di Verbania.

 


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