VERBANIA - 08-01-2024 -- Non sapevo che fosse sposato, né di essere l’amante: se l’ho colpita è stato perché me l’ha chiesto lui. È questa la difesa della donna a processo al Tribunale di Verbania per uno schiaffo rifilato alla moglie del suo amante durante il periodo del lockdown. In piena pandemia l’uomo, di nazionalità cinese -come tutti i protagonisti di questa vicenda- era rimasto solo nella casa familiare in quanto la moglie, per precauzione poiché lavorava, s’era temporaneamente trasferita da amici. Gli si presentò quindi l’occasione per ospitare a casa colei con cui aveva una relazione sentimentale. Ciò nonostante nell’appartamento vivessero anche i due figli adolescenti della coppia. Uno di loro, dopo cena, si sentì male. Aveva dolori di stomaco e avvisò l’altro fratello, che andò a chiamare il papà, che si trovava in camera da letto e non gli rispose. Fu allora che avvisò la madre la quale, in poco tempo, raggiunse l’appartamento, accudì il figlio indisposto e, resasi conto della situazione, iniziò a bussare con insistenza alla porta della sua camera da letto. Quando la porta venne aperta trovò il marito e l’amante discinti. Iniziò un forte diverbio, sfociato in un’aggressione: il marito e l’amante si scagliarono contro la moglie.
Nel procedimento incardinato per lesioni aggravate (l’aggravante è il rapporto coniugale) il marito è stato condannato in primo grado e ha proposto appello. L’amante, che inizialmente aveva chiesto la messa alla prova, non ha svolto i lavori socialmente utili previsti e, pertanto, è tornata a processo. Nell’ultima udienza del dibattimento, oggi, ha raccontato con spontanee dichiarazioni la sua versione dei fatti, difendendosi. Il pm Anna Maria Rossi ne ha comunque chiesto la condanna a 6 mesi. La moglie del fedifrago, costituita parte civile, chiede un risarcimento di 5.000 euro.