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VERBANIA - 02-01-2024 -- Due lingotti d’oro e sette anni di diatriba. Sarà ridiscussa a Torino, alla commissione tributaria regionale dove l’ha rimandata la Cassazione, la causa di una manager fermata nel 2016 al valico italiano con due lingotti d’oro non dichiarati. Il personale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli le contestò il contrabbando, fattispecie che -dato l’importo- è depenalizzata ma prevede una sanzione amministrativa, irrogata insieme alla pena accessoria della confisca.

Contro quel verbale la donna aveva opposto reclamo di fronte alla commissione tributaria di Verbania, competente per territorio, che le aveva dato ragione. Le Dogane avevano impugnato la sentenza e il caso, finito alla Commissione tributaria regionale, s’era concluso con il rigetto del ricorso, giudicato da Torino inammissibile. L’ente statale non ha demorso e, contro la sentenza del 2017, ha deciso di andare fino in fondo, sottoponendola al giudizio della Corte di Cassazione. Gli ermellini hanno riconosciuto un cavillo giuridico per il quale la decisione della Commissione tributaria regionale va annullata. I magistrati torinesi, infatti, pur entrando nel merito della questione, avevano affermato che i motivi di appello avevano difetto di specificità, erano cioè troppo generici.

In realtà, così è stato stabilito a Roma, questa posizione ha leso il diritto della parte -nel caso di specie l’Agenzia delle dogane e dei monopoli- ad avere un contraddittorio e, pertanto, la sanzione per i due lingotti d’oro non dichiarati all’ingresso in Italia dalla Svizzera dovrà essere nuovamente valutata dalla Commissione tributaria regionale, allungando i tempi della giustizia.

 


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