TREVISO - 17-12-2023 -- Il reato è prescritto e, nei confronti dei tre imputati, viene dichiarato il non doversi procedere. Come ampiamente previsto visto il dilatarsi dei tempi, s’è chiuso con un nulla di fatto il processo per truffa aggravata in concorso che, al Tribunale di Treviso, ha visto accusati l’ex direttore generale e amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e altri due manager: Mosé Fagiani (condirettore generale e responsabile dell’area commerciale) e Renato Merlo (responsabile della direzione centrale Pianificazione e controllo). A loro la Procura contestava le “manovre” che, forzosamente, hanno portato a quantificare il valore delle azioni dell’istituto di credito (sino a 40 euro l’una) ben al di sopra di quello reale. Ciò induceva, anche a seguito della martellante pubblicità commissionata alla rete di vendita, i clienti di Veneto Banca ad acquistare azioni poi divenute cartastraccia con, nel 2017, la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa dell’istituto di credito.
Quello trevigiano, nel quale erano costituiti parte civile oltre 2.200 risparmiatori/azionisti, compresi tanti del Vco, è l’ultimo atto di un iter giudiziario travagliato che è iniziato a Verbania, dove il sostituto procuratore Sveva De Liguoro aveva imbastito un processo, con molti più accusati -in primis i funzionari di filiale, coloro che materialmente avevano convinto i clienti ad acquistare- finito a Treviso per la competenza territoriale rilevata dal gup Beatrice Alesci.
Se il troppo tempo trascorso non permette di avere un giudizio su quei fatti, resta aperto il processo per bancarotta fraudolenta che ha visto nelle scorse settimane ricevere l’avviso di chiusura indagini per nove persone: manager, un revisore dei conti, un avvocato e un imprenditore. La Procura contesta loro di aver concesso facili e “generosi” (non coperti da garanzie) prestiti che hanno contribuito allo stato di insolvenza della società.
