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VERBANIA - 30-11-2023 -- “Quando ho sparato ero certo di essere al di fuori dell’area protetta”. Si difende smentendo di essere un cacciatore di frodo l’ossolano che, nell’ottobre del 2021, venne denunciato dalla polizia provinciale per aver abbattuto un cervo all’alpe Agrosa, in Val Bognanco, in una zona in cui l’attività venatoria è interdetta. Cacciatore con regolare permesso, in un giorno autorizzato per sparare, insieme a un amico era salito in Val Bognanco dove, attorno alle 8,30, aveva individuato un bel esemplare. L’aveva colpito, abbattendolo. L’aveva poi raggiunto col cane, fotografato, inviato le foto (poi pubblicate anche su Facebook) alla guardia venatoria del comprensorio alpino spiegandogli che l’avrebbe spostato e sezionato. Attorno all’una fu visto in quelle operazioni da un gruppo di altri cacciatori, che telefonarono al comandante della polizia provinciale, dal cui intervento è nata la denuncia.

L’ossolano è stato poi raggiunto da un decreto penale di condanna, al quale s’è opposto. Ne fa più che una questione di pena (il pm ha chiesto un mese di arresto e una sanzione pecuniaria), una di principio, insistendo di non aver violato le norme. L’Oasi di protezione, che è provinciale, non era segnalata come prescrive la legge – ha detto, chiedendone l’assoluzione, il suo avvocato Giovanni Bonalumi – e lui, che quando ha sparato era in un luogo diverso da quello indicato successivamente dalla polizia provinciale. E che, in ogni caso, la buona fede è provata dal fatto che non ha nascosto nulla: ha chiamato la guardia venatoria, ha postato le foto sui social network ed è rimasto quattro ore nel parco anziché andarsene subito, come sarebbe stato logico supporre se avesse violato intenzionalmente la legge o se si sentisse in pericolo di essere scoperto.

 


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