VERBANIA – 13.02.2016 – “Ciao magico, è stato un onore:
buon viaggio”. Si condensa nelle parole lette dall’amico che gli è stato accanto negli ultimi, difficili mesi della malattia l’addio a Fabio Tosi. Mentre il feretro, coperto di rose bianche che incorniciano la maglia del Verbania Basket, viene portato a spalla dagli amici e lascia la chiesa di Madonna di Campagna, le note di “Con te partirò” di Andrea Bocelli rompono pianti e singhiozzi e non attenuano il dolore per la sua morte prematura.
Fabio aveva 47 anni e la sua vita l’ha trascorsa – come ha ricordato don Egidio – in pienezza e con entusiasmo, doti che gli avevano consentito di farsi strada nel lavoro e di costruire una famiglia il cui orgoglio era la figlia piccola Sofia. Poi c’era la passione per il basket e quel mondo dello sport in cui è stato prima giocatore e poi dirigente a Verbania, Arona e Castelletto, vivendo sul campo e fuori dal campo momenti di gioia e trionfi ma anche situazioni difficili di fronte alle quali non ha mai mollato. In pochi del mondo cestistico hanno mancato di dargli oggi l’ultimo saluto, così come gli amici di una vita, quelli con cui era cresciuto a Verbania e che non aveva perso di vista pur vivendo a Arona.
Fabio era un uomo capace, di carattere, che sapeva farsi ben volere e che ha saputo lottare. Gli ultimi mesi della sua vita, con quel brutto tumore che l‘aveva colpito, sono stati un calvario. L’ha detto l’amico, raccontando la dignità con cui s’è battuto e il coraggio con cui ha affrontato le cure stando ben attento, quando l’infermiera doveva infilargli l’ago nel braccio, a non farsi toccare quel tatuaggio sul braccio che altro non era se non il nome di sua figlia Sofia. La famiglia e gli affetti erano per lui molto importanti. E era ricambiato, come ha detto la sorella Lorena nella sua struggente lettera d’addio.