STRESA - 26-11-2023 -- C’è voluta la Regione (il governo ha messo solo i soldi) per sbrogliare la matassa della funivia del Mottarone e per dare concretezza ai voli pindarici del omune di Stresa per la ricostruzione e apertura dell’impianto chiuso dopo l’incidente mortale del 23 maggio 2021.
Venerdì al forum internazionale del turismo, che per due giorni ha animato Baveno, il sindaco Marcella Severino ha idealmente firmato, insieme al ministro del Turismo Daniela Santanché e al presidente del Piemonte Alberto Cirio, l’accordo per il quale governo e Regione metteranno i 15 milioni (rispettivamente 10 e 5) che serviranno per rimettere in funzione i due tronchi della funivia che da Carciano sale al Mottarone passando per la località Alpino, e per dare più servizi.
Sul piano pratico, stando alle slide diffuse ai media, l’accordo prevede il “mantenimento dell’attuale azionamento elettrico, il parziale ammodernamento elettromeccanico delle stazioni, la revisione generale delle stazioni motrici (in località Alpino), la revisione generale delle stazioni di rinvio-tenditrice (in località Stresa e Mottarone), la revisione generale di linea, la sostituzione dei veicoli, carrelli e sospensioni”.
A questi investimenti si aggiunge la creazione di un parco giochi e di un percorso per mtb quali infrastrutture turistiche.
La progettazione è stata realizzata da Monterosa 2000, partecipata della Regione che gestisce gli impianti di risalita in Valsesia.
Di fatto il progetto è il ripristino, con adeguamenti e migliorie, dell’attuale funivia, cioè la stessa proposta che il 12 settembre del 2022 fu bocciata dal Consiglio comunale di Stresa. In quell’occasione era in discussione l’ordine del giorno “Funivia Stresa-Mottarone, basta annunci!” in cui i gruppi di minoranza chiedevano “entro tre mesi”, un progetto che quantificasse “i costi e gli impegni economici da porre in essere per consentire il ripristino dell’attuale impianto, indicandone anche la tempistica”. Fu il sindaco Marcella Severino ad annunciare voto contrario perché erano già in corso gli approfondimenti del professor Angelo Miglietta, il consulente dell’allora ministro del Turismo Massimo Garavaglia.
Il 21 settembre 2022, in una conferenza stampa, Severino e Miglietta annunciarono la nuova funivia entro il 2024, con un investimento di 50 milioni in parte messi da imprenditori privati del Nord-est già individuati. Si parlava di un impianto nuovo di pacca, moderno, all’avanguardia.
Un anno prima, sempre in una conferenza stampa, il primo annuncio del sindaco di Stresa e del collega di Baveno -che poi s’è defilato e totalmente eclissato sul Mottarone- era stato ancor più roboante, con la suggestione del ritorno del trenino a cremagliera (77 milioni solo per il tratto Alpino-Mottarone), di 35 cabinovie rotanti modello Val d’Aosta a 20 milioni, cui aggiungerne 35-40 per allungare il tracciato fino a Omegna e scavallare la vetta, unendo i laghi d’Orta e Maggiore secondo uno studio di Federfuni.
Tutte suggestioni, idee vendute come progetti concreti, annunciate e cadute nel dimenticatoio sino alla firma del protocollo di venerdì, che anch’esso s’accompagna a un annuncio: apertura nel 2025. Che sia rispettato o meno, quantomeno ora c’è una chiara idea di che cosa fare: ricostruire la funivia così come è sempre stata. L’opzione più semplice, quella bocciata un anno fa.