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cota roberto

In tema di riforme, si discute di giustizia ed innovazione. Per prima cosa va detto che la giustizia è cambiata molto negli ultimi anni per via delle informatizzazione dei procedimenti e della digitalizzazione dei fascicoli. Certo, c'è una grande differenza tra giustizia civile ed amministrativa, dove da anni tutto è gestito telematicamente e quella penale, dove il processo di liberazione dalla carta è più complesso, soprattutto con riferimento alla fase iniziale delle indagini preliminari ed a quella finale dell’esecuzione della pena. I vantaggi sono tanti, non c’è che dire.Ma ci sono anche dei rischi, da evitare, soprattutto in ambito penale. L'informatizzazione porta con sé anche la tendenza a ridurre le udienze con la presenza delle parti: in certi contesti è molto pericoloso. Il processo penale deve essere sempre caratterizzato dall’oralità, cioè il giudice deve vedere in faccia l’imputato e gli avvocati. Già prima, in appello era possibile ribaltare le sentenze di assoluzione senza rinnovare l’istruttoria dibattimentale, ora, con la riforma Cartabia e con la scusa del deposito degli atti in via telematica, a ciò si aggiunge che la regola è diventata addirittura la celebrazione del processo di appello senza neppure la presenza delle parti. Questo non va bene. Altro elemento di novità è legato all’ impiego dell’intelligenza artificiale che porterebbe alla cosiddetta giustizia predittiva, che qualcuno immagina come un responso dato dalla macchina sulla base dei precedenti senza bisogno di ricorrere al giudice umano. Una cosa da evitare. Un conto è conoscere perfettamente la giurisprudenza, molto utile per tutti gli operatori del diritto, altro conto è la valutazione in contraddittorio delle prove che non potrà mai essere lasciata ad un computer. L'innovazione, insomma, va governata.

Buona domenica e buona settimana.

Roberto Cota

 


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