I sindacati, almeno quelli cosiddetti tradizionali, sono in crisi. Il flop dello sciopero generale di venerdì è stato pesante, non c’è ombra di dubbio. Le adesioni si sono attestate nei vari comparti intorno al 4/5%. Ho viaggiato in treno proprio nelle ore dello sciopero ed il servizio era assolutamente puntuale. Si ha la tendenza a vedere tutto come una contrapposizione politica ed allora sembra che il Governo abbia vinto e Landini e Bombardieri abbiano perso. Non è proprio così: la crisi del sindacato è più profonda ed ha radici lontane e, segnatamente, parte dalla crisi del modello fordista con la conseguente frammentazione dei processi produttivi e distributivi e così della rappresentanza. In Italia, però, effettivamente il fenomeno è più grave che altrove, tenendo conto del fatto che, ad esempio, a Londra e a Parigi i sindacati hanno dimostrato anche di recente una maggiore capacità di mobilitazione. A mio avviso, pesano due elementi: a) la crisi del sindacato cosiddetto politicizzato (principalmente la Cgil) stante la necessità di una maggiore individualizzazione dei bisogni anche con riferimento a chi fa fatica ad accedere al mercato del lavoro; b) la politicizzazione (a sinistra) provoca un danno doppio in quanto la sinistra è sempre più lontana da quelle fasce sociali (più deboli) che avrebbero maggiormente bisogno del sindacato.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota