VERBANIA - 18-11-2023 -- Ci ha provato fino alla fine, portando il caso di fronte alla Corte di Cassazione, che però ha dichiarato inammissibile il ricorso e negato il risarcimento. Sono passati otto anni da quando, nello stabilimento Vinavil di Villadossola, fu scoperto un maxi-furto che, con la complicità di quattro dipendenti infedeli, nel corso del tempo aveva portato gli stessi e un autotrasportatore a trafugare ingenti quantità di colla, poi rivenduta sul mercato nero ad altre aziende chimiche.
I basisti alteravano i registri di carico e scarico, modificando il peso dei camion in uscita, frodando così l’azienda che, insospettita, sporse denuncia. Appostamenti e controlli permisero di scoprire i responsabili, arrestati e poi processati.
Tra agosto e novembre del 2015 si stima siano state rubate 100 tonnellate di colla, per la cui sottrazione quattro dipendenti, poi licenziati, hanno patteggiato tra un anno e un mese e un anno e dieci mesi. Due anni la pena per l’autotrasportatore veneto coinvolto.
La Procura di Verbania mandò però anche a giudizio un 66enne imprenditore campano operante nel settore della chimica, ritenuto affiliato alla banda, che sarebbe stato il destinatario della colla rubata in Ossola. Associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato, concorso in furto aggravato e autoriciclaggio i reati contestatigli. Nel procedimento di primo grado, a Verbania, nel 2021 è stato assolto per la mancanza di elementi probatori.
La Corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza nel 2022 e, poiché la Procura generale non ha impugnato in Cassazione, l’assoluzione penale è diventata definitiva.
Non s’è, invece, rassegnata Vinavil che, come parte civile costituita in entrambi i gradi di giudizio, s’è rivolta agli Ermellini per avere il risarcimento, puntando sul fatto che le dichiarazioni dell’autotrasportatore condannato portavano all’imprenditore campano. Tutte le censure sono state giudicate inammissibili e la causa non è stata nemmeno discussa. L’azienda, oltre a non aver ottenuto risarcimento, è stata condannata a pagare 3.000 euro di ammenda e le spese legali alla controparte.