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VERBANIA - 17-11-2023 -- Sono state disattese tutte le linee guida e le più elementari norme per la sicurezza della mamma e del bambino. Per i consulenti tecnici della Procura e della parte civile non ci sono dubbi sul fatto che Pietro poteva essere salvato. Pietro sarebbe stato il secondo figlio di una coppia di verbanesi. La mamma, allora 34enne, poco meno di due anni prima aveva dato alla luce il primogenito con un parto cesareo, indispensabile perché il piccolo era podalico. Per il secondo voleva un parto naturale, sconsigliato -per ragioni di sicurezza- dal suo ginecologo di fiducia se fosse stato eseguito all’ospedale di Verbania. Fu allora che, grazie al passaparola, la coppia decise di affidarsi all’assistenza di una conosciuta ostetrica della provincia di Varese, Marta Campiotti. Referente della “Casa di maternità Montellagro” di Induno Olona, insieme alla più giovane collega Cristina Clerici, concordò con la coppia che avrebbero seguito le ultime fasi del travaglio, accompagnando poi la partoriente all’ospedale di Varese.

La gravidanza, giunta a scadenza, ebbe un drammatico epilogo tra il 27 e il 28 novembre del 2017. Il primo giorno la mamma avvertì i dolori iniziali e chiamò Clerici spiegandole la situazione. La professionista impartì istruzioni telefoniche ma, nel pomeriggio, giungendo insistenti richieste, prese l’auto e raggiunse la casa della coppia, in pieno centro storico di Intra, in un luogo non accessibile in auto. Trascorsa la notte, al mattino la situazione precipitò, tanto che l’ostetrica accompagnò d’urgenza la donna all’ospedale di Verbania, senza chiamare l’ambulanza. I medici dell’Ostetricia-Ginecologia l’operarono d’urgenza, scoprendo che la situazione era molto grave perché l’utero, ricucito nemmeno due anni prima, s’era lacerato, provocando un’emorragia che metteva a rischio la vita stessa della paziente. Per Pietro, morto prima di nascere, non c’era più nulla da fare.

Omicidio colposo e lesioni colpose gravissime sono i reati contestati alle due. Clerici ha già patteggiato un anno, Campiotti è a giudizio in un procedimento in cui decisive saranno le consulenze tecniche. Per il medico legale Yao Chen e il suo collega esperto di Ginecologia Enzo Rezzonico, consulenti nominati dalla Procura, quel parto e in quelle condizioni non si sarebbe dovuto gestire così. I protocolli e il buon senso sconsigliavano di attendere il travaglio in un’abitazione con quelle difficoltà di accesso a quasi cento chilometri dall’ospedale prescelto. La difesa confuta questa tesi sostenendo, tramite la consulente Laura Anna Regalia, che si era ancora in fase di travaglio. L’imputata ha affermato, nelle udienze precedenti, di non essere lei l’ostetrica referente della partoriente.

 

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