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VERBANIA - 14-11-2023 -- Il viavai di clienti, in un piccolo borgo come quello di Ornavasso -oltretutto in una via del centro, non distante dal municipio- aveva destato sospetti ed era arrivato alle orecchie delle forze dell’ordine. Della polizia, in particolare, che aveva passato il “caso” alla Squadra mobile della questura. Dopo una ricerca su internet, due telefonate e altrettanti appuntamenti presi, nel maggio del 2019 due funzionari in borghese entrarono nell’appartamento che, accertarono, era un postribolo. La casa d’appuntamenti occupata da prostitute cinesi era in attività da qualche tempo e aveva un discreto giro d’affari, come ebbero modo di rilevare i poliziotti sequestrando le somme in contante nascoste nell’appartamento e contando, tra i rifiuti, il numero di preservativi contenuti nei cestini.

Da quel blitz nel quale risultò che le due “lavoratrici” erano irregolari in Italia (anche se una era stata controllata -fornendo un’identità falsa- tempo addietro in un centro massaggi cinese di Varese) la polizia indagò su chi tirava le redini di quel commercio. Sulla tenutaria, cioè la donna che aveva risposto al telefono e che era stata in contatto con i finti clienti fino al loro arrivo all’uscio dell’alloggio. In realtà non era in casa ma si trovava -così è stato appurato consultando le celle telefoniche- a Milano e smistava i clienti servendosi di un altro telefono.

L’indagine puntò anche in direzione di colui che aveva preso in affitto l’appartamento, un cittadino cinese residente in Emilia Romagna che oggi è a processo al Tribunale di Verbania per sfruttamento della prostituzione. Secondo la Procura, che gli ha ricondotto altri nove contratti di locazione dal 2015 al 2019 stipulati a Reggio Emilia, Milano, Mantova, Cuneo, Piacenza, Modena e Rovigo, era una delle pedine al vertice di questa lucrosa attività.

 


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