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tribunale 16

VERBANIA - 07-11-2023 -- La loro testimonianza non è affatto secondaria e, anzi, indispensabile per chiarire il valore degli orologi e, di conseguenza, l’importo dei dazi doganali evasi. Senza il perito di Rolex Italia e l’esperto di Patek Philippe che valutarono i beni sequestrati da Guardia di finanza e Agenzia delle dogane è impossibile, per il Tribunale di Verbania -anche perché la difesa non accetta di acquisire le perizie- definire se, come contesta la Procura, i 350 pezzi sequestrati a un giapponese sull’Euronight Milano-Ginevra-Parigi, nel gennaio del 2017, valevano davvero 1,2 milioni.

Con stupore, durante un controllo di routine sui treni passeggeri in uscita dall’Italia -la meta era la Francia, da raggiungere via Svizzera- i militari scoprirono che nel bagaglio a mano l’asiatico, risultato in patria commerciante di beni di lusso, aveva con sé 334 cronografi Rolex, 14 Omega, un Bulgari e un Patek Philippe. Solo quest’ultimo, così è stato stimato, valeva da solo 38.600 euro perché autentico, al pari degli altri, e certificato. La merce era tutta buona e, entrata chissà come in Italia, era probabilmente destinata a essere smerciata in giro per l’Europa. Non avendola dichiarata e non avendo l’uomo nemmeno pagato le relative imposte, venne denunciato per contrabbando. Sono passati quasi sette anni da quel controllo doganale e il procedimento penale è ancora aperto. Escussi gli operanti, l’accusa deve ancora far deporre i tecnici delle due case dell’orologeria di lusso svizzera, per confermare le perizie. Le notifiche trasmesse tramite le relative filiali italiane delle società non sono andate a buon fine e, per non andare troppo oltre -anche perché s’avvicina la prescrizione- il giudice ha delegato i carabinieri a rintracciare i tecnici e a consegnare loro la citazione per l’udienza fissata a febbraio 2024.

 


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