VERBANIA - 29-10-2023 -- Assolto. Per il Tribunale nessuna responsabilità penale può essere ascritta al datore di lavoro nella morte, avvenuta per annegamento, di Festim Brankollari, il 38enne operaio albanese -una sorta di tuttofare- d’un residence di Meina che perse la vita nelle acque del Lago Maggiore il 12 aprile del 2019. Alla vigilia dell’apertura della stagione turistica un pedalò andato alla deriva s’era incagliato poco distante la struttura ricettiva. Era stato provvisoriamente assicurato alla riva e -come emerso nel processo- sarebbe stato recuperato nei giorni successivi da un’azienda incaricata di rimuoverlo. Ma, nel pomeriggio di quel giorno Brankollari, che da dodici anni lavorava per quell’azienda con funzioni di manutentore, fu visto uscire su una tavola da sup (stand-up paddle) in direzione della riva dalla quale cadde e non riemerse.

Intervennero i soccorritori e i sub dei vigili del fuoco, nella prima serata, recuperarono il corpo privo di vita non distante dalla costa e a pochi metri di profondità.

La Procura ha mandato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo e della violazione delle norme di sicurezza sul lavoro il legale rappresentante del residence. Un lungo dibattimento, con l’escussione di testimoni oculari, dipendenti e consulenti non ha permesso all’accusa di confermare l’ipotesi, tanto che il pubblico ministero Anna Maria Rossi ha chiesto l’assoluzione. È stato accertato che Brankollari, che non sapeva nuotare e che non aveva un abbigliamento adeguato -quel giorno indossava gli stivali- prese la tavola senza che gli fosse stato ordinato da alcuno, né era una mansione che svolgeva abitualmente.

Con l’assoluzione è stata respinta la richiesta di risarcimento delle parti civili costituite: la vedova dell’operaio, anche per conto della figlia minorenne.