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VERBANIA - 26-10-2023 -- Era nato come un codice rosso, con l’uomo nella parte della vittima e la donna sott’accusa. Lei, una 42enne ossolana, nell’autunno del 2021 aveva seguito l’auto dell’ex marito con a bordo la nuova compagna e l’aveva urtata, innescando una denuncia che, aggiunta ad altri episodi, ha fatto scattare i severi provvedimenti previsti per i fatti riguardanti la violenza di genere, compreso il divieto di avvicinamento. A distanza di due anni, oggi in Tribunale la verità giudiziaria -almeno in primo grado- ha sovvertito la ricostruzione effettuata dalla polizia, attestando che la donna non è una stalker. Il giudice Marianna Panattoni, che nei giorni scorsi ha revocato la misura cautelare, ha accolto le richieste del pm Anna Maria Rossi che, al termine di un lungo e delicato dibattimento, ha chiesto l’assoluzione per la violenza privata, il danneggiamento e per gli atti persecutori che, letti nel quadro dei rapporti di coppia, sono stati riqualificati come molestie e puniti con un’ammenda di 1.000 euro. All’ex marito, costituito parte civile, è stato accordato un risarcimento dello stesso importo, oltre al pagamento delle spese legali.

Le tensioni nella coppia nascono tra il 2020 e il 2021. Il rapporto tra marito e moglie, sposati da anni e che hanno avuto insieme due figlie all’epoca minorenni entrambe, va in crisi anche per una sbandata -ammessa al giudice- presa da lei nei confronti di un’altra persona. I rapporti tra di loro si definiscono con la separazione, dopo la quale però segue un riavvicinamento. Ciascuno vive a casa propria ma i due tornano a frequentarsi, ad avere rapporti e, nel 2021, a trascorrere persino le vacanze insieme. Al ritorno dal mare lei scopre che lui ne ha un’altra e che la nuova compagna aspetta un figlio. È in quel contesto che si inserisce l’episodio dell’auto, inizialmente valutato come uno speronamento ma che la difesa ha sostenuto fosse stato solo un normale incidente provocato dalla foga di lei nello scoprire con chi fosse in macchina lui. Tesi, questa, ritenuta credibile dal pm che ha ritenuto come gli atti persecutori denunciati -compreso un episodio di presunta violenza privata nel quale a lui sarebbe stato impedito di uscire di casa- fossero piuttosto molestie, reato molto meno grave nel codice penale.

 


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