VERBANIA - 12-10-2023 -- Il fatto non sussiste: senza un quando, un chi e un come il processo non si può chiudere con una condanna. L’ha deciso il giudice del Tribunale di Verbania Marianna Panattoni, risolvendo un procedimento per un abuso edilizio il cui contenzioso si trascina da otto anni. Nel comune di San Bernardino Verbano, a mezza costa dei declivi che, al confine con Verbania, scendono al Lago Maggiore, il proprietario d’un immobile -che nel frattempo ha venduto- aveva presentato quasi vent’anni fa una domanda per poter allargare un passaggio pedonale sterrato creando un percorso carrabile largo al massimo quattro metri. Aveva ottenuto il permesso ed eseguito i lavori, che mai nessuno aveva controllato. Dodici anni dopo, nel 2015, il sopralluogo del tecnico comunale e della polizia municipale avevano portato a un verbale di violazione edilizia per ulteriori opere di scavo e sbancamento eseguite lungo la dozzina di metri di quel percorso rilevate dai funzionari di San Bernardino Verbano. Risale ad allora l’avvio del procedimento penale che s’è chiuso soltanto ieri con sentenza di assoluzione chiesta anche dal pubblico ministero. Troppo generiche sono state ritenute le indicazioni del geometra comunale -peraltro chiamato a testimoniare con accompagnamento coattivo dai carabinieri dopo che per due volte non s’era presentato a deporre ancorché regolarmente citato- che non ha saputo dire quando fossero stati effettuati gli scavi, se non genericamente, né da quale impresa e non ha potuto escludere che risalissero ad anni addietro, ai tempi della precedente autorizzazione.