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VERBANIA - 04-10-2023 -- Non fu un incidente, ma un infortunio sul lavoro, con esiti mortali, che si cercò di nascondere. È questa la conclusione alla quale il gup del Tribunale di Verbania è arrivato nel processo per la morte di Gaetano Scuto, il 62enne verbanese il cui corpo fu trovato privo di vita, la sera dell’11 ottobre 2021, nella zona industriale di Mergozzo. La chiamata al numero di emergenza riferiva che Scuto, artigiano in pensione che subaffittava una porzione di capannone dall’impresa edile Garzoli di Cambiasca (intestata al figlio Alessandro, di trent’anni, ma di fatto gestita dal padre Fabrizio, di 60), affittuari con regolare contratto, era stato trovato morto, precipitato dal tetto.

Le indagini appurarono una realtà diversa. Il pensionato, che gestiva una sorta di rimessaggio di camper oltre a tenere in quel luogo alcuni effetti personali, era salito sul tetto insieme ad altri operai finché un’ondulina non aveva ceduto e lui era precipitato da circa 9 metri di altezza, morendo sul colpo. Fu in quel momento che maturò la decisione, condivisa con gli impresari, di tacere questa circostanza, emersa successivamente durante gli interrogatori nei quali un dipendente ammise di aver ricevuto pressioni per non dire la verità.

In questo quadro la Procura ha ritenuto i due Garzoli responsabili di omicidio colposo in concorso, e li ha rinviati a giudizio. Entrambi difesi dall’avvocato Ferdinando Brocca, hanno scelto il rito abbreviato. Gli eredi di Scuto si sono costituiti parte civile con l’avvocato Alessandro Corletto. Il gup, accogliendo le richieste di condanna del pm, ha aumentato -più di quanto avanzato- la pena per il padre Garzoli, condannato a tre anni e quattro mesi, senza il beneficio della sospensione condizionale, concesso però al figlio, a sua volta condannato a un anno e quattro mesi. Quanto ai risarcimenti, dopo che l’assicurazione dell’impresa s’è rifiutata di pagare perché la polizza è stata stipulata indicando nell’attività a rischio non quella edile, ma lo stoccaggio di cereali, il giudice ha stabilito indennizzi provvisionali di 150.000 euro per la moglie, 75.000 euro a ciascuno dei due figli, 35.000 euro alla nipote, liquidando 10.000 euro di spese legali.

 


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