MILANO - 02-10-2023 -- Una raffica di assoluzione e pochi condannati, anche se alcuni in maniera pesante. S’è chiuso oggi pomeriggio, con la lettura della sentenza, il processo di primo grado della cosiddetta operazione “Mensa dei poveri”, l’indagine che nel 2019 scosse la politica lombarda, con appendici in Piemonte, arrivando sino all’europarlamento. La Procura di Milano indagò su esponenti di Forza Italia e imprenditori, formulando accuse di truffa, corruzione, false fatturazioni e finanziamento illecito dei partiti. Con il patteggiamento a quattro anni e mezzo e la testimonianza di Nino Caianiello, ex segretario azzurro di Varese e fulcro di queste operazioni, è stato imbastito un processo che, stralciati gli altri patteggiamenti, è arrivato al dibattimento con 70 imputati. Ne sono stati condannati solo 12. Tra questi, oltre all’eurodeputata Lara Comi, condannata a 4 anni e due mesi, anche l’ex parlamentare novarese Diego Sozzani. Imputato per due capi di imputazione di corruzione e per finanziamento illecito ai partiti, è stato assolto per un episodio e condannato per l’altro, riqualificato a corruzione di incaricato di pubblico servizio. È stato inoltre ritenuto responsabile di finanziamento illecito cumulando una pena di un anno e un mese, col beneficio della sospensione condizionale. L’accusa aveva chiesto l’assoluzione per gli episodi corruttivi, avanzando una pena di 2 anni e 30.000 euro di multa.
Assolto anche l’imprenditore aronese Gianmaria Redaeli, per un breve periodo amministratore della società che a Domodossola gestisce la farmacia comunale. Gli si contestava l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che, nell’ipotesi accusatoria, sarebbero state utilizzate per pagare Sozzani. Difeso dall'avvocato Clarissa Tacchini, è stato dichiarato estraneo ai fatti, nonostante la richiesta di condanna dell'accusa.