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VERBANIA - 01-10-2023 -- Ci sarà anche il sindaco Silvia Marchionini tra i testimoni della prossima udienza che chiuderà il processo penale per truffa e falso nato dal mancato svolgimento, nell’estate del 2019, dell’evento di street food in piazza Fratelli Bandiera e di una fiera nel parco della biblioteca, a Villa Maioni. Secondo la Procura i tre organizzatori non avrebbero mai avuto intenzione di tenere la manifestazione e, raggirando i trucker e gli espositori (nell’evento di Villa Maioni, falsificando l’autorizzazione del funzionario del Comune), avrebbero incassato le loro quote, lasciandoli letteralmente a piedi.

Il “caso” scoppiò proprio in quei giorni a ridosso del Ferragosto quando, da tutta Italia, arrivarono i furgoni del cibo da strada che avrebbero dovuto vendere le loro prelibatezze nel parcheggio dell’ex PalaBpi, dove ci sarebbero stati anche altri eventi di accompagnamento. In realtà l’autorizzazione non era stata rilasciata, perché la domanda era incompleta. Quando i venditori lo scoprirono, andarono su tutte le furie e se la presero -come ha raccontato al giudice- anche con l’avvocato che una degli organizzatori aveva incaricato di seguire in loco la pratica. Ci furono parole grosse e minacce, risolte poi con l’arrivo della polizia municipale, che successivamente raccolse le denunce e svolse parte delle indagini. Della falsa autorizzazione all’uso di Villa Maioni si occuparono i carabinieri della sezione di pg.

Nell’ultima udienza sono stati sentiti alcuni testi della difesa, che hanno confermato come l’evento fosse noto all’Amministrazione comunale. I rappresentanti di Verbania live, che avrebbe dovuto organizzare lo street food, s’erano incontrati a Palazzo di Città con sindaco, assessore e con i vertici di Piazza e Vila, l’associazione che organizza il Palio remiero, il cui presidente ha spiegato che i truck food sarebbero stati la contropartita per la sponsorizzazione di Verbania live al Palio remiero.

La difesa ha citato il primo cittadino, una funzionaria e la presidente della Pro loco per avvalorare la tesi che non ci furono artifici o raggiri e che, quindi, l’illecito non sarebbe penale ma una questione civilistica.

 


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