ROMA - 21-09-2023 -- Inizia in salita il processo ai revisori dei conti di Veneto Banca. Nel fiume di procedimenti giudiziari contro l’ex popolare trevigiana, in attesa dell’ipotetica bancarotta l’ultimo rivolo con aspetti penali è quello che, a Roma, chiama in causa PricewaterhouseCoopers e la sua referente italiana. Falso in revisione e ostacolo alla vigilanza sono i reati contestati per i quali, a chiedere il ristoro dei danni, ci sono migliaia di ex soci costituiti parte civile. Secondo l’accusa la società esperta in verifiche contabili certificò valori di bilancio non reali, traendo in inganno le autorità e celando l’inconsistenza della banca, poi finita in liquidazione coatta amministrativa e ceduta nelle sue attività, insieme alla popolare di Vicenza, a Intesa Sanpaolo per un euro.

Contro questo tema, al di là della difesa di merito, gioca soprattutto il tempo. Dei due capi di imputazione, uno -il falso- è già certamente prescritto. Il secondo potrà esserlo già nel corso del processo di primo grado, che lunedì s’è aperto nella sua fase dibattimentale.

E che ha già visto pesanti schermaglie tra le parti. Dopo aver contestato le costituzioni delle parti civile, infatti, le difese hanno insistito sulla non utilizzabilità delle e-mail raccolte in fase di indagini, prova della corrispondenza tra l’imputata e altri funzionari di Pwc. Sono oltre 500.000 gli scambi elettronici tra istituto di credito e Pwc che la Guardia di finanza ha passato il setaccio selezionando quelle che l’accusa ritiene provino il reato ma che la difesa reputa si potessero acquisire solo su autorizzazione del gip, alla stregua di intercettazioni.

La Corte scioglierà la riserva all’udienza del 26 settembre, allungando i tempi del processo di una settimana. Processo che ha avuto un iter travagliato. Istruito alla Procura di Treviso, trasferito a Roma (sede dell’Autorità di vigilanza bancaria), bloccato in udienza preliminare per una questione di competenza territoriale, è rimasto nella Capitale su decisione della Cassazione.