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VERBANIA - 07-09-2023 -- Punta alla piena assoluzione l’avvocato del trentenne d’origine egiziana che lo scorso 11 aprile fu arrestato a Verbania dai carabinieri di Premeno e del Radiomobile per resistenza, lesioni aggravate e rifiuto di fornire le proprie generalità. A distanza di cinque mesi dalla convalida del fermo, il procedimento -che ne ha innescato uno parallelo per calunnia perché l’arrestato ha detto al giudice d’essere stato picchiato dai militari- è arrivato alle battute finali. Celebrato con rito abbreviato e con due carabinieri costituiti parte civile, oggi ha visto pubblico ministero e difesa promuovere tesi diametralmente opposte.
Per l’accusa, sostenuta dal pm Anna Maria Rossi (che ha chiesto 6 mesi e 120 euro di ammenda, negando le attenuanti generiche), il giovane è responsabile di essersi opposto con violenza ai carabinieri che, intervenuti per un sinistro stradale in via Rosmini in cui era coinvolto come passeggero, gli hanno chiesto le generalità senza che questi rispondesse. Da qui, anche per lo stato alterato dall’alcol del ragazzo, è nata una discussione degenerata in calci e pugni e conclusa con l’immobilizzazione tramite taser e l’arresto.

Per la difesa l’avvocato Emanuele Occhipinti ha dipinto un quadro diverso, spiegando che l’imputato ha reagito in malo modo perché trattato ingiustamente dai carabinieri, che non avrebbero avuto alcun motivo di trattenerlo e di farlo accomodare in auto dal momento che -pur non avendo con sé i documenti- s’era qualificato con le proprie generalità, come provato – ha sostenuto – dall’amico che guidava l’auto, dal video girato col cellulare e prodotto al giudice, e dal verbale dei sanitari del 118 che, intervenuti per soccorrere i feriti, l’hanno generalizzato.

Il processo è stato aggiornato per repliche e per la lettura della sentenza.

 


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