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maRIO DRAGO

STRESA - 25-08-2023 - - “Innamorato” di Marco Drago (editore Bollati Boringhieri) è l’ultimo dei cinque libri finalisti del Premio Stresa di narrativa a essere presentati. Stasera l’autore sarà presente all’incontro organizzato all’hotel Regina Palace. Di seguito vi proponiamo una recensione del romanzo.

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Il primo amore non si scorda mai, un modo di dire e per Marco Drago anche un modo di scrivere il suo romanzo introspettivo che racconta la sua ossessione amorosa fatta di interrogativi, di emozioni accantonate nella stanza dei ricordi, dove archivia ogni vibrazione del suo stato d’animo. Leggendo questo libro si sciolgono quei dubbi che distinguono l’innamoramento di un ragazzo da quello di una ragazza, anche se entrambi provano emozioni molto simili. Quanto possa arrecare danno a sé stessi e agli altri un’ossessione amorosa non si può quantificare e non c’è niente di più indisponente che non essere compresi e consolati nel proprio dramma sentimentale. I passaggi salienti di questa storia personale evidenziano alcuni atteggiamenti dell’autore che si traducono in un comportamento subdolo e insistente nel richiedere l’amore non corrisposto di lei; la conquista ad ogni costo, dopo una lunga attesa sembra un agguato strategico. Diane Keaton, la bellissima compagna di liceo, così soprannominata da Marco Drago, non si accorge di lui se non dopo il passare degli anni, trascorsi al fianco di un ragazzo più grande. Questo suo insistere, attendere, comunicare al mondo i suoi turbamenti leopardiani, senza mai dichiararsi direttamente a lei, si trasforma nella paura di perdere il suo “piccolo grande amore”, per dei motivi sbagliati. L’epilogo avviene una sera del mese di agosto del 1988, anno in cui la loro storia finisce al suono stridente delle parole con cui si concludono le unioni di coppia, prima che ognuno segua la propria strada. Il turbamento dei primi innamoramenti sono il sale dell’adolescenza, fino a quando i ragazzi “zippano” i loro sentimenti nel fondo del proprio cuore. Per non soffrire bisognerebbe avere il coraggio di andare dritto al punto, senza attese, senza immaginarsi troppo giovani o troppo vecchi per un amore da condividere, di fatto le ragazze si tormentano in silenzio, mentre i ragazzi trasformano la loro sofferenza in rivalsa. L’autore spiega accuratamente tutti i passaggi che hanno fatto sbocciare il suo sentimento, nel giardino dell’Eden, per poi vederlo raggelare, dentro una montagna di ghiaccio perenne, ricolma della sua delusione amorosa.

Il silenzio riflessivo della bella compagna di classe non sarà mai impulso, desiderio di possesso o rivendicazione, invece in lui prevale, insistentemente, la volontà di conquista per esibire al mondo la sua virilità primordiale. Lo spirito di autocritica della voce narrante, nelle prime pagine del romanzo, lascia ben intendere qual’ è la realtà, dopo quarant’anni di fissazione amorosa.

“Il passato non è passato perché il passato non passa affatto”, scrive l’autore, come non passano il ricordo degli Esami di Maturità e dell’amico Panda, non passano la moda delle camicie con i mitocondri e le cravatte con i disegni cachemire di Giorgio Armani, non passano la musica reggae e quella dei Seventeen seconds dei Cure, non passano la moda delle bottiglie di champagne nei privé delle discoteche e tutte quelle distinzioni politiche di “gabertiana” memoria.
L’autore descrive se stesso come un ipercinetico senza diagnosi, descrive la sua innamorata nei suoi tratti fisici e caratteriali, descrive la birreria del paesino dove vive lei, stipo di pericolosi eroinomani, alcolizzati, segno di un degrado sociale al suo esordio, amplificato dalle mode giovanili pre-tiranniche del fenomeno dei network odierni. I suoi viaggi ad Amsterdam, a trovare la sorella, quelli a Londra e in Germania dell’Est, a ritrovare se stesso, sono il segno dei tempi che preannunciano il crollo del muro di Berlino e dello sfaldamento del regime comunista, al suono delle telefonate suburbane e dei mestieri dei lavapiatti e delle ragazze alla pari.
La sua perdita del passaporto e il suo rientro tardivo a casa, nell’estate del 1988, sono il preambolo della fine della sua storia d’amore, con effetti recidivi, come quando pensa di andare a trovare la sua ex insieme a un’altra ragazza del momento. Verrebbe da chiedersi se questo romanzo non sia un ennesimo tentativo di riaprire quella ferita, mai chiusa, anziché chiuderla definitivamente, nella disperata ricerca di assoluzione collettiva da parte dei lettori; un rilancio teatrale a prendere parte alla messa in scena di questo sentirsi l’uno, l’altro, entrambi i personaggi di questa storia.

Monica Pontet

docente, scrittrice pubblicista

 


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