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v banca

TREVISO - 18-08-2023 -- Giovedì 9 novembre 2023, ore 11, piano terra – aula “B”. A più di sei anni dalla data (25 giugno 2017) in cui fu posta in liquidazione coatta amministrativa, mandando definitivamente in fumo miliardi di euro che ignari risparmiatori le avevano affidato acquistando azioni e obbligazioni, Veneto Banca e il suo crac torneranno in tribunale.

Alla sbarra, rinviati a giudizio dal gup Piera De Stefani e giudicati da un collegio di tre magistrati trevigiani, ci sono Vincenzo Consoli, Mosé Fagiani e Renato Merlo. Sono le figure apicali dell’istituto di credito individuati dalla Procura come responsabili di una serie di truffe aggravate continuate commesse tramite l’associazione a delinquere. Amministratore delegato e direttore generale il primo, condirettore il secondo, responsabile della Direzione centrale pianificazione il terzo, devono rispondere della vendita alla clientela delle azioni che, cedute a un prezzo superiore ai 30 euro, in realtà erano carta straccia, come dimostrato al momento del tracollo di Montebelluna. Nell’ipotesi accusativa, pur sapendo le reali condizioni dei conti della banca, hanno pianificato una massiccia vendita di titoli propri -talvolta anche irregolarmente, con firme false o atti nulli- per accumulare capitale ed evitare l’insolvenza.

Il processo veneto è la summa di quelli avviati a Verbania, Venezia e Potenza e conclusi con la trasmissione degli atti nella Marca trevigiana, circondario di competenza nel quale i reati sarebbero stati commessi.

Tra le persone offese e che verosimilmente si costituiranno parte civile ci sono anche numerosi soci, correntisti e imprenditori del Vco, dove la forza di Veneto Banca era l’eredità della popolare di Intra, rilevata pochi anni prima. Per il numero elevato di danneggiati il gup ha autorizzato la pubblicazione degli atti per pubblici proclami, senza la necessità di notificare a ciascun soggetto, circostanza che avrebbe rallentato non poco il processo.

Processo che rischia di finire nel nulla perché i fatti sono datati e la prescrizione incombe. Anche a voler tenere buona la data di commissione del reato indicata dalla Procura (il 2017, quando la banca è “saltata”) e non quella di acquisto delle azioni (come sosterranno le difese), che è antecedente; c’è il rischio che casa l’associazione a delinquere e, comunque, il dibattimento avrà tempi molto lunghi.

 


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