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STRESA - 17-08-2023 -- Il quarto e penultimo appuntamento con i finalisti del Premio Stresa di narrativa si tiene questa sera alle 21,15 al Regina palace hotel di Stresa. Alessandra Mureddu presenterà “Azzardo” (Einaudi editore), di cui proponiamo la recensione.

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Il romanzo di Alessandra Mureddu racconta di una donna che, con il passare degli anni, ha alternato periodi di gioco compulsivo alle slot, programmi di recupero dalla dipendenza, ricoveri per delirio depressivo.

Figlia di un giocatore d’azzardo, quello che voleva essere un buon proposito escogitato per salvare il padre, è diventato l’alibi per emularlo, rincarando la posta in gioco.

La giovane protagonista ha un buon lavoro, un fidanzato, tanti amici e colleghi con cui condividere una vita di esperienze gratificanti e si inciampa nella dipendenza da gioco, nonostante il sostegno di una psicologa che la segue da vent’anni, nel lungo percorso di recupero.

La provocazione di un figlio non voluto, che diventa la fine di una relazione importante, segna una svolta nella sua vita e l’inizio della sua ludopatia.

Cadere in una dipendenza è un attimo mentre uscire dal circolo vizioso che si crea è solo una remota possibilità, tra un dentro e fuori dal giro.

Sul lavoro la chiamano “ringhio” ma la sua rabbia nasce dalla volontà di combattere contro l’impulso distruttivo che l’ accompagna anche nelle relazioni affettive.

I suoi comportamenti incontrollati e lesivi, ingovernabili dalla volontà, sono l’avvertimento prima che lei ceda l’arbitrio della sua vita al gioco d’azzardo.

Il desiderio di allontanare la morte come pensiero ricorrente la porta a sfidare se stessa e la perdita graduale della sua capacità relazionale induce i suoi amici, i colleghi e i vicini di casa ad allontanarsi da lei. Lo sbaglio nel calcolo delle probabilità di poter prima o poi vincere, una lauta somma di denaro, la induce a estinguere ogni sua risorsa economica e quando la protagonista vende tutti i beni di famiglia, ignora ogni tipo di emozione che arreca ai propri cari.

Il bisogno di provare sensazioni che smuovono il torpore creato dall’abitudine e dalla noia di una vita sempre uguale, la intrappolano in una costante ricerca del divertimento sfrenato a qualsiasi prezzo e così le puntate di gioco aumentano, come le perdite.

La fessura delle slot, dentro la quale inserire tutte le banconote del suo stipendio, diventa la sua ossessione, nell’attesa che sul monitor compaia il “Cappellone”, che indica la vincita massima.

Le estati trascorse in Slovenia con la famiglia, in un hotel con casinò, alimentano la sua ricerca del brivido da gioco, nonostante la presenza delle amiche e di Brenda, la cagnolina presa a Tarvisio. La fuga dal gioco è un obiettivo astratto mentre restare intrappolati in attesa del bonus, di una possibile vincita, è un’avventura che si può pianificare ogni giorno.

Quando nel 2015 si rivolge per la prima volta ai Giocatori Anonimi, non riesce a seguire fino alla fine il programma di recupero; nemmeno l’aspetto fisico ha la sua incidenza sulla risoluzione del problema. A suo rischio decide di guardare gli altri giocatori giocare e ricade in un condizionamento indotto. Per un breve periodo gioca ai gratta e vinci ma poi ricomincia, tutto come prima.

Lo smarrimento del padre avvocato, in una sala giochi di Roma, la sera del 23 dicembre 2019 e la morte della madre durante il ricovero per Covid 2019, aggiungono un nuovo stress alla sua vita così, nel tentativo di salvare loro, cade in uno stato di depressione cronico. Tra le sue frequentazioni anche quella con Simone, che fa parte del gruppo della GA, finisce male; lei viene ricoverata al Pronto Soccorso per “sindrome delirante organica”.

Solo Pietro, che ha perso la moglie e i figli per il vizio del gioco, è l’unica presenza amica a lei sempre vicino. La convivenza con Pietro sembra l’unico modo per contenere la sua Internet Addiction Disorder, anche se è sempre convinta di poter controllare i suoi impulsi, vivendo nella costante illusione di poter smettere di giocare in qualunque momento, incatenata com’è ad una vita limitata e limitante.

Monica Pontet

docente, scrittrice pubblicista

 


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