VERBANIA - 10-08-2023 -- Né contrabbandiere, né evasore doganale. Ci sono voluti anni, un processo penale e tre sentenze tributarie per scagionare definitivamente da ogni addebito un cittadino indiano fermato alla dogana di Domodossola con un borsone di pietre preziose. Passeggero dell’Euronight 221 Parigi-Venezia, venne sottoposto a controllo nello scalo ossolano, fermata di servizio della tratta. Con sé aveva preziosi che una perizia ha stimato valessero 213.000 euro e che, ritenuti importati illegalmente, gli vennero sequestrati.
Mandato a giudizio per contrabbando dalla Procura di Verbania, l’indiano è stato prosciolto: non doversi procedere perché il fatto non era più previsto dalla legge come reato, essendo stata quella fattispecie depenalizzata.
A seguito di questo pronunciamento è partita la procedura amministrativa per il recupero dei dazi doganali, alla quale l’asiatico -che trasportava le pietre per conto di un’azienda di Hong Kong appoggiandosi a una società italiana che aveva aperto le relative pratiche- s’è opposto. La commissione tributaria di Verbania gli ha dato ragione, annullando l’accertamento. Quella regionale, autorità d’appello, aveva confermato il giudizio, sottolineando che l’intervento della corrispondente italiana aveva “nazionalizzato” la merce, escludendola da ulteriore tassazione, anche in ragione del fatto che il treno fosse solamente in transito per la Svizzera.
L’Agenzia delle Dogane ha ricorso a sua volta e ha portato il caso in Cassazione. Gli ermellini le hanno dato torto e l’hanno condannata a risarcire all’indiano le spese legali del giudizio, quantificate in 4.100 euro per compensi, oltre a spese forfetarie e acccessorie.