MONTEBELLUNA – 01.02.2016 – C’è fermento,
e è destinato a durare ancora a lungo, nel mondo bancario italiano, in particolare di quello delle popolari o ex popolari. La trasformazione obbligatoria in spa degli istituti cooperativistici di maggior raccolta, le difficoltà economiche di alcune banche e il pressing fortissimo soprattutto della Bce, hanno accelerato la fase delle fusioni. La prima, proposta, caldeggiata e pare prossima a definirsi, è quella tra il Banco popolare (già fusione di Novara e Verona) e la Bpm, la popolare di Milano. Il nuovo istituto si propone come un colosso del credito lombardo-veneto e, se si farà, potrebbe avviare il risiko delle altre aggregazioni, compresa quella di Veneto Banca. Nei mesi passati s’è parlato di Montebelluna proprio come possibile partner del Banco popolare, ma anche di Bpm e, soprattutto di Bper – la popolare di Reggio Emilia – e della Vicentina. Su quest’ultima s’è abbattuta la bufera degli scandali e un matrimonio è molto difficile per non dire impossibile. Sull’ipotesi Banco popolare, nonostante l’interesse della politica per spostare l’asse bancario verso il Veneto, c’è da andare cauti perché, come ha detto nei giorni scorsi l’ad di Veneto Banca Cristiano Carrus (con un passato proprio a Verona), di fusioni a tre non se ne sono mai viste e, in genere, dopo simili operazioni si vive una fase di assestamento.
Proprio Carrus ha anticipato le operazioni per la ricapitalizzazione affidate a Banca Imi (che ha garantito la copertura dell’obiettivo da un miliardo di euro), annunciando che questa soglia è già stata raggiunta dalle manifestazioni di interesse degli investitori. Una notizia diffusa anche per rassicurare i correntisti già beffati dal crollo delle azioni, e i clienti spaventati dallo spettro del bail-in e dalle cronache catastrofiche sul mondo bancario che occupano i media negli ultimi tempi.
In attesa dello sbarco in Borsa e dell’aumento di capitale, è un dato quasi certo che a bocce ferme, con un istituto consolidato e in grado di presentarsi e sedersi al tavolo dei banchieri non con il classico cappello in mano, ci sarà un’aggregazione. Quale? L’interrogativo è importante soprattutto per i dipendenti e per la rete di filiali che andrà a crearsi e che, giocoforza, dovrà snellirsi, ridursi e adattarsi. L’epoca del bancario col posto d’oro è finita.