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VERBANIA - 09-08-2023 -- È iniziata con largo anticipo, e senza esclusioni di colpi, la rincorsa alle elezioni comunali del 2024 all’interno del centrosinistra. Con Silvia Marchionini a fine corsa (non potrà fare un terzo mandato, salvo che la legge non cambi come auspicano diverse forze politiche), dopo dieci anni di gestione dirigistica e senza grandi personalità all’orizzonte pronte a prenderne il testimone, gli aspiranti alla poltrona sono tanti, anche dentro l’attuale maggioranza.

Vanno lette anche con questa chiave le fibrillazioni che ieri hanno portato il segretario cittadino dem Marco Magni (sostenuto da 4 dei 7 componenti la sua segreteria) a dimettersi e il contropiede del Terzo polo. In una nota stampa firmata dai coordinatori provinciali di Italia Viva Roberto Graffieti e di Azione Davide Pozzo, dietro i quali non è difficile vedere la regia del senatore Enrico Borghi, si denuncia la “assenza di un Pd ormai avviluppato su sé stesso, vittima di conservatorismi e sguardi all’indietro che ne bloccano iniziativa e ruolo”. E si propone di passare “dalle lotte di potere ai contenuti”, aprendo al dibattito sulla continuità del “buon governo delle giunte rette da Silvia Marchionini”.

L’intento è chiaro: infilarsi nelle beghe interne al Pd, dove l’area facente capo al segretario provinciale Alice De Ambrogi -di cui qualche "dissidente" ha ventilato le dimissioni per recuperare l’unità dopo l’addio di Magni, imputato a lei- e che può contare sull’assessore Riccardo Brezza (esponente della corrente Schlein, vicesegretario regionale) è ora messa sotto pressione.

Il centrosinistra verbanese oggi è spaccato. Ci sono Marchionini e i suoi, corteggiati da Borghi e da Italia Viva; c’è il Pd con le sue lacerazioni; ci sono le liste civiche già presenti in Consiglio; e c’è il gruppo AmbienteVerbania che fa capo agli ex assessori Nicolò Scalfi e Giovanni Battista Margaroli, e a Claudio Zanotti. Bisognerà poi fare i conti anche col M5S, che non è più il nemico del 2014. Rispetto a quando i pentastellati debuttarono in Consiglio comunale e quando, all’apice del consenso, definivano “pidioti” gli avversari, ora sono ideologicamente e politicamente vicini, talvolta anche alleati.

 

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