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VERBANIA - 18-07-2023 -- La preda, un grosso cervo reale, fu uccisa in una zona protetta, dove non si sarebbe potuto esplodere alcun colpo di fucile.

È questa la contestazione che la Procura di Verbania muove a un cacciatore ossolano, a processo per quanto accaduto il 23 ottobre del 2021 in Val Bognanco. Nel primo giorno del calendario venatorio in cui era possibile abbattere i cervi l’uomo, in compagnia di altri due amici, s’era spinto in una zona segnalata come riserva, interdetta alla caccia. E aveva individuato quello splendido esemplare che, una volta abbattuto e presa la testa come trofeo, aveva anche mostrato con orgoglio sui social network.

Le operazioni di “pulitura” della carcassa erano state notate, con un potente binocolo, da altri cacciatori presenti in zona e da alcuni frequentatori della montagna, che avevano chiamato il guardiacaccia del Comprensorio alpino Vco 3 che, a sua volta, aveva informato la polizia provinciale. Una pattuglia, salita in valle, si posizionò al termine del sentiero, incrociando tre persone che scendevano verso valle. Una, colui che aveva abbattuto il cervo, aveva in una sacca la testa.

Il giorno successivo il comandante della polizia provinciale salì nel bosco con un cane, per individuare il punto in cui era avvenuto l’abbattimento. Che, rilevando fosse in area protetta, ha portato alla denuncia del cacciatore, oggi a processo a Verbania. La difesa contesta l’identificazione del luogo e sostiene che non si trattasse dell’area protetta, non ben segnalata, e che, comunque, c’era la buona fede di chi credeva di poter sparare perché autorizzato.

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