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tribunale 15

VERBANIA - 13-07-2023 -- Due anni, otto mesi e 900 euro di ammenda

per lui, 600 euro per lei, da assolvere per uno dei due capi di imputazione. È stata dedicata quasi esclusivamente alle richieste dell’accusa l’udienza del procedimento penale a carico del 53enne ristoratore ossolano balzato alle cronache per la sua presa di posizione contro il codice rosso e per la difesa dei diritti -soprattutto quello di vedere il figlio- dei padri separati, e della ex compagna.

Il primo deve rispondere di stalking e di lesioni, la seconda di lesioni e di sottrazione di minore. Per quest’ultimo capo di imputazione il pm Anna Maria Rossi ha chiesto l’assoluzione della donna, ritenendo che il reato non sussista, sia perché, con un provvedimento del giudice, il padre non poteva vedere il figlio, portato senza consultarlo dalla ex a Roma; sia perché ha agito in stato di necessità. Confermata, invece, la contestazione delle lesioni, con prognosi di pochi giorni per una baruffa avvenuta tra i due, sanzionabile con un’ammenda da giudice di pace, di 600 euro.

Più complessa la posizione dell’imprenditore, che deve rispondere per più fatti, comportamenti vessatori tenuti dopo la rottura della relazione. L’accusa li ha ricostruiti nel dettaglio, soffermandosi sui singoli episodi e sul racconto reso dai numerosi testimoni sentiti in un lungo dibattimento, iniziato con un giudice e terminato con un altro in seguito ad un avvicendamento tra magistrati, arrivando a chiedere una pena che s’avvicina ai tre anni.

Le difese hanno presentato le loro richieste, ma limitatamente al ruolo di parti civili reciproche. Avranno modo di esporre le loro tesi nella prossima udienza.


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