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VERBANIA - 11-07-2023 -- Due anni a uno, assoluzione per l’altro e trasmissione degli atti per un terzo soggetto. Sono queste le richieste con le quali il sostituto procuratore Fabrizio Argentieri ha chiuso la requisitoria per la bancarotta documentale dell’ex Ciao Ciao World. Società del gruppo verbanese Ciao Ciao che, soprattutto negli anni ‘80 e ‘90, ebbe un notevole successo nel campo dell’abbigliamento discount, era specializzata nell’allestimento di negozi e vetrine. Nel 2013 l’amministratore che l’aveva seguita dal 2001 (e che ha definito la propria posizione patteggiando) l’aveva ceduta a un soggetto che gli era stato presentato. L’attività era in sofferenza e, nel tentativo di risollevarla, si puntava tutto su un importante cantiere per l’allestimento post ristrutturazione di un reparto di una clinica privata di Bollate che, alla fine, fu realizzato dall’amministratore che l’aveva ceduta, tramite altra impresa. A quel punto la società era in stato di decozione, con bilanci artefatti da crediti per centinaia di migliaia di euro verso la capogruppo Ciao Ciao. Fu in quel momento che, nel 2015, ne diventò presidente un’altra persona residente a Milano. Le indagini della Gdf appurarono che si trattava di un clochard che, perso il lavoro, dormiva sotto un ponte nella città di Sant’Ambrogio e che s’era prestato per poche centinaia di euro (”quando si ha fame – ha detto in aula ai giudici – non si guardano certe cose) a fare da prestanome.

Era inconsapevole, hanno sostenuto il pm e l’avvocato difensore, Rossella Donzelli. Secondo il primo in provincia, a quell’epoca, era attivo un gruppo di persone che spolpavano società già decotte per sottrarre gli ultimi soldi prima che andassero in rovina nella speranza che poi non fallissero e incuranti delle conseguenze del fallimento, avendo messo al vertice “teste di legno”. Tra queste l’altro imputato, il legale rappresentante tra il 2013 e il 2015, che per l’accusa ha comunque avuto un ruolo. “Non sapeva nulla” – ha ribattuto la difesa.

Le contestazioni, giunte dopo il fallimento, riguardano perlopiù la totale assenza della contabilità, "persa" dopo che era stata portata a Milano, che non ha permesso di ricostruire il bilancio nonostante la prova che gli amministratori abbiano distratto denaro per sè.

La discussione davanti al collegio presieduto da Rosa Maria Fornelli con giudici a latere Ines Carabetta e Marianna Panattoni è stata aggiornata per repliche e sentenza al 3 ottobre.

Potrebbe anche esserci un prosieguo, in un altro filone, perché il pm Argentieri ha chiesto di trasmettere gli atti per l’intermediario che favorì il passaggio di proprietà nel 2013.

 

 

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